Riflessioni esistenziali dream-pop alla luce dell'alba e del tramonto.
"We saw colors so bright that
We'll never get out of our minds
Now the future calls
Sure we'll have a ball
There'll be colors more subtle"
I colori di questo disco sono tenui ma pieni di luce, sfumature e suggestioni come quelli delle albe e dei tramonti che scandiscono la storia che racconta. Quella di un uomo che esce nella notte in cerca di qualcosa, l'amore, se stesso, la giovinezza, e con l'unica compagnia dei suoi pensieri e ricordi, avvolto dalle luci che arrivano riflesse dall'acqua mentre il sole appare e scompare, si perde in un viaggio mentale che diventa viaggio musicale. Dalla California a Bologna, passando da sud, gli italo-americani Baseball Gregg proseguono il loro cammino a passo lo-fi e ancora una volta ci conducono in un posto dove le regole spazio-temporali del quotidiano sono sospese. Ma se nel precedente “Vacation” il luogo della sospensione era la vacanza, qui è la notte, e in particolare i suoi momenti di transizione – che si concretizzano nell'introduttiva “Shine So Bright”, breve come un'alba, nell'intervallo di “Sunset”, in cui sembra davvero di sentire il suono del sole che sparisce dentro un riverbero vagamente psichedelico, e nei titoli di coda che scorrono in “Sunrise”, quando “it's so late that it's morning” - lo scenario in cui prendono vita le delicate riflessioni sonore sul futuro, l'infelicità, l'amore, la paura, l'autoaccettazione, in forma di un dream-pop che passa dai toni tropical anticonformisti di “Yo Tengo”: “No te preocupes, hombre Los 35 años son mejores de lo que esperábamos, Pero sabés qué? No soy muy feliz”.
Ecco a voi il tormentone con cui combattere i tormentoni latini dell'estate - a quelli fiabeschi del motivational dal sottotono dark di “Infinite Scrolling” alla sincopata “Always feel The Same” alla solennità straniata di “All Alone”. Fino a quando, sempre fluttuando cullati da dolce torpore da mancanza di sonno ed echi di chitarre psych-twee, arriva l'ora di tornare a casa. Forse non pacificati, ma almeno un po' consolati dalla scoperta del lato luminoso dell'inquietudine.
"Now that we have grown
When I'm all alone
You're in this new darkness
And still are so comforting"
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La recensione Sleep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-08-13 08:15:00
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