Con il linguaggio nuovo, con l'italiano dei social e di Netflix, rimanendo leggeri senza per questo mancare di contenuto. In un’unica parola: FRESH.
Anche la trap, da sottogenere qual’era, nella sua crescita è stata segnata da diverse sfaccettature, una di questa, la Cloud, è sicuramente la “definizione tecnica” con cui credo sia più corretto descrivere la musica dei Tauro Boys. I punti in comune tra l’attuale scena romana e artisti come Lil Peep non sono poi così difficili da cogliere. La droga, caposaldo della poetica gangsta, ostentazione indiretta di potere, ha cambiato il suo significato tornando ad essere autodistruzione e rinuncia alla vita. Parafrasando Ketama ”parlo solo di droga perché non facciamo altro, non ho contenuti perché suono vuoto dentro”.
Prince (il più poetico), MXMLN (il duro che rappa biasciato) e Young Pava (il più lirico) riescono a fondere in ogni canzone i propri personalissimi stili in un perfetto amalgama, anche grazie alla produzione di Close Listen. In quest’ultimo lavoro hanno però sicuramente compiuto un passo avanti rispetto al precedente mixtape. "Tauro Tape 2" gioca con un pezzo classico del cantautorato nazionale, "Dieci Ragazze" di Battisti, continuando una tradizione già inaugurata con "Xelisa", mantenuta anche in tracce come "Marylin", a cui aggiungono nuove potenziali hit come "Napoli".
La trap è stata un fenomeno enorme nell'impatto che ha avuto su tutta la produzione, sbaragliando le carte in casa di tutti. Certi stilemi cominciano però un po' ad incartarsi su se stessi, la bolla rischia di essere troppo grossa. Certe cose, ormai viste e riviste e che forse sono state più comunicazione che altro, cominciano a mostrare le prime crepe. Allo stesso tempo però c'è qualcosa che si evolve, muta e sintetizza quello che c'è stato prima con quello che verrà dopo, e che sta portando a nuova (e più interessante) vita un genere che sembrava destinato già a soccombere a se stesso. Ecco, i Tauro Boys fanno parte di tutto questo.
Giusto per semplificare un po' le cose, il rap della strada, il “gangsta rap” italiano, nella sua accezione più politica, ha avuto una vita fervida ai suoi inizi proprio in quanto portavoce delle minoranze. Ma non essendo queste minoranze numerose come in Francia o in America, il rap nostrano ha dovuto faticare per imporsi a livelli del mainstream. La crescita esponenziale di questo genere nella nostra nazione è passata soprattutto dalla sua differenziazione, dalla sua capacità di colpire segmenti di pubblico differenti e, delle volte, anche diametralmente opposti. Questo non vuol dire che il rap non sia più un'arma di protesta: inevitabilmente, sfumature diverse hanno dato vita a registri differenti in un naturale processo che nel corso degli anni, negli USA, ha segnato il passaggio da gruppi come i Public Enemy a Tyler, The Creator, così come in Italia quello dalle Posse a Ghali.
Alcuni topoi permangono: l’epica del pappone, la filosofia macho\maschilista, l’associazione a delinquere, vero e propria certificazione per ogni rapper che si rispetti. Ulteriormente incoraggiati da un immaginario alimentato dalle serie televisive - da Romanzo criminale a Suburra- ecco i motivi per i quali l’epiteto “gang” continua ad apparire al fianco dei nomi di moltissime giovani band. Nella trap uno degli elementi più interessanti su cui soffermarsi è l’operazione delirante e quasi dadaista che gli interpreti romani hanno attuato sulla retorica rap, mantenendo per alcuni aspetti la forma e lo slang, ma cambiandone i contenuti, destrutturandone i cliché. Un’impresa intrapresa ormai anni or sono da Achille Lauro che, per chi non l’avesse ancora capito, sta al rap italiano come Renato Zero alla canzone d’autore.
I Tauro Boys e tutti i membri della Love Gang si sono conosciuti tra i banchi del liceo Virgilio, unico storico istituto nel centro della capitale, e le loro canzoni si svolgono principalmente fra Trastevere, Campo de' fiori e i quartieri intorno. Il processo che ha portato i rapper nel centro delle città non è nulla di nuovo. La retorica gangsta, generalmente utilizzata per esprimere lo sconforto derivante da certe condizioni ambientali, è stata oggi adottata per trattare temi molto più comuni, borghesi, e in grado di parlare più e meglio a chi sta dietro. Ed effettivamente il dialogo tra le scene romane non è mai stato così fervido. I Tauro Boys sono stati capaci di adottare una linea internazionale pur non limitandosi ad una banale imitazione, adattandola alla perfezione alle tematiche e all’ambientazione italiane (o meglio, romane) e privando la Cloud trap della sua vena melodrammatica in favore di un reale discorso ai loro coetanei. Con il linguaggio nuovo, con l'italiano dei social e di Netflix, rimanendo leggeri senza per questo mancare di contenuto. In un’unica parola: FRESH.
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La recensione TauroTape2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-10-15 00:00:00
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