L'album di debutto di Emma Nolde, un vento forte e liberatorio che è "una collezione di canzoni personalmente necessarie" per crescere e guardare in faccia la realtà
Si Toccaterra, e da quaggiù le cose sono tutte diverse. Dopo tanti anni, Emma Nolde è riuscita a prendere coraggio e a guardare in faccia la realtà: ha piantato i piedi a terra, ha fatto i conti con i dolori e le paure dell’adolescenza – raccolte in quest’album di debutto, che è "una collezione di canzoni personalmente necessarie" – ed è cresciuta. Ha acquistato una nuova consapevolezza, anche grazie alla musica, "la miglior forma d’espressione che conosca", dice.
L’album, pubblicato per Woodworm/Polydor/Universal Music e prodotto da Renato d’Amico e Andrea Pachetti, è il risultato di un labor limae sui testi durato parecchio e di anni di concerti suonati dal vivo. Nasce dall’urgenza di mettere per iscritto i propri sentimenti e le proprie emozioni: le otto tracce trattano tutte di temi intimi e personali, e i testi sono rivolti sempre a sé stessa e a un "tu" esistente, nel presupposto che questa persona non sappia nulla. "Non se lo immagina minimamente che io stia dedicando queste parole a lei", racconta Emma e, continua: "È stato il mio modo per essere diretta, ma nella sicurezza che quei pensieri, quei ragionamenti, quei timori, quei desideri, non arriveranno altrove". Ma rimarranno intessuti tra i suoni graffiati delle chitarre, la batteria continua e i suoi silenzi improvvisi, che attendono una voce incredibile, piena di aria e di fiducia – potentissima, quando hai 19 anni – nel futuro.
L’album è un vento forte, liberatorio e Emma Nolde, raccontando di sé, ci ricorda come si stava (male) a quell’età, quando per la prima volta e disgraziatamente si cominciavano a fare i conti con noi stessi, con la nostra personalità, i nostri gusti, i difetti, e i primi amori – quelli irraggiungibili e disperati, che ti fanno tremare e sognare –, i primi baci, la vergogna, i drammi, le felicità nascoste. E fa un regalo a chi, come lei, quegli anni li vive oggi, ma anche a chi, come me, quegli anni li ha vissuti, ma non vuole e non può dimenticarli.
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La recensione Toccaterra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-09-04 09:00:00
COMMENTI (1)
peccato non si possa ascoltare