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Benvenuti nei Campi Elasi, dove regna la poesia.

Che cosa sono i Campi Elasi? Un luogo magico, le Isole Canarie, oppure una corda tesa nel cielo tra Alessandria -D'Egitto?- e Milano. Il luogo magico dei pensieri e delle idee di Elisa, in arte ELASI. E la peculiarità di questo strano posto è che tutto ciò che vi cade dentro diventa oro. Oro spontaneo, che cresce senza senso.

Senza senso come la bellezza dell'ep d'esordio dell'artista piemontese. Dovrebbe essere una formula che conosciamo a memoria ormai. Sei tracce, sei potenziali singoli, elettropop da manuale. E invece, minuto dopo minuto c'è sempre qualcosa che non ci si aspettava. Nessuna gentilezza. Forse è questo che lascia straniti. Un po’ di scortesia liberatoria.

Ciò che ELASI vuole dirci è chiaro in modo esagerato. Nei Campi Elasi ci puoi stare solo a condizioni precise. Devi essere libero, devi lasciarti alle spalle tante cose con pillole speciali, devi esplodere godendo, e fidarti di questa energia propulsiva che penserà a tenerti compagnia, quando ti sentirai tremendamente solo. Bentornata poesia.

ELASI vuole una nuova profezia della parola, ma è lei la sacerdotessa che intende darle inizio, e a lei va chiesto il conto di ciò. Una parola che assume forme misteriose e magiche, come nella migliore tradizione simbolista, e che però è anche bella aldilà del suo vero significato. Che in parte ci sfugge. Cos’è un sogno bengalico? Un momento speciale, una preghiera? Di certo è qualcosa che suona bene, benissimo, nella digressione finale di VOLI PINDARICI. Che bella l'irriverenza.

“Prof, ma se Dio è onnipotente… ma allora sa creare un sasso che non sa sollevare… BOH.”

Nei Campi Elasi il fuoco dell’impulso si trova sempre a essere fronteggiato dall’intelligenza. E ne viene incomprensibilmente rafforzato. La cassa dritta è una certezza, e qui la “band di produttori” lavora al fianco di ELASI per ottenere un grande risultato. Ma quello che fa impazzire è la cornice, tutto il dettaglio intagliato intorno ai pezzi. Arabeschi e flauti, Fela Kuti e Bluvertigo. Non è mica una festa qualunque.

Fatto sta che dopo questa aggressione di ritmo sappiamo ancora meno cose di prima, e una di queste è che ne vogliamo ancora. Ma la qualità richiede i suoi tempi, per fortuna. Allora ascoltiamo alla nausea, danziamo senza pietà, ricambiamo il dono. Facciamo felice ELASI, come lei ha fatto felici noi, in questo periodo di merda.

"Lunga vita a noi."

 

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La recensione CAMPI ELASI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-28 11:59:00

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