Col loro nuovo album i Tersø si riconfermano algidi, alimentati da una nitidezza tipica del sole del Nord. Iperfamiglia parla di oggetti e azioni quotidiane, ma trasuda incredibilmente di emozione.
Cosa vi è successo nell'ultimo anno? Come siete stati? Una traccia da tema del biennio del liceo, la si piò prendere alla lettera e sfogarsi, o si può fare bene il compito in classe, usare la giusta sintassi e portarsi a casa un otto. Media alta salva anche questa volta. Bene. Come sono stati i Tersø nell'ultimo anno? Iperfamiglia è il bellissimo tema con cui hanno deciso di raccontarcelo.
Otto brani, otto punti fondamentali, con un titolo monoparola da cui sprigionano questi piccoli racconti, momenti di cui ricordarsi dei mesi complicati del 2020. Come in Fuori dalla Giungla le parole sono semplici, e non si ingarbugliano, lasciando emergere immagini chiare e luminosissime. Quella che è cambiata è la percezione del tempo. Si è accorciato tremendamente, si è avviluppato sul presente, e non fa intravedere quasi nulla del futuro. L'elettronica più collosa e compatta, come un enorme flusso, inganna e illude davanti alle parole di Marta, che delimita il raggio d'azione. Siamo circoscritti in un intervallo di pochi istanti, difficili da prevedere.
I giochi linguistici di Iperfamiglia si raggruppano intorno a poche somiglianze fondamentali. Tentativi di recuperare le cose che si sapevano fare -"Voglio soltanto provare a ballare"-, o di accettare le promesse al limite dell'illusorio che si fanno a se stessi e agli altri -"...Ma poi ho avuto troppo da fare"-, con la cosapevolezza che farà tardi molto in fretta. Per evitare di piangersi addosso i Tersø hanno osservato bene la realtà ormai ridotta all'osso, dalla quale è quasi impossibile riemergere, e han provato a far leva sul dettaglio; hanno ribaltato i rapporti con gli oggetti quotidiani, piccola impresa commovente in salsa pop.
Sempre e comunque algidi, alimentati da una nitidezza che caratterizza il sole del Nord, la loro musica è fatta di raggi che bruciano la pelle senza che ci si possa accorgere subito. La corazza che da qualche anno ci propongono per stare meglio è fatta di glitch, di sbavature elettroniche, sbalzi e chiaro-scuri emotivi. I Tersø mangiano la bellezza che trovano e ce la restituiscono ogni due anni sotto forma di dischi. Fortunati noi.
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La recensione Iperfamiglia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-01-29 00:00:00
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