Come una nostrana Rosalìa, Bluem intesse cori arzigogolati e ne fa scaturire l’ossatura della sua musica
Chiara Floris, in arte Bluem, fa musica pop coi fiocchi. Basta premere play a questo suo secondo ep – primo in lingua italiana – per capire che la venticinquenne sarda trapiantata a Londra dal 2014 ha dentro di sé uno scrigno di tesori. Tesori sonori, narrativi e visuali. Nella produzione di Notte nulla è lasciato al caso, a partire dai titoli delle tracce, uno per ogni giorno della settimana. Come se per sette volte di fila ci si incontrasse con lei dopo il tramonto, per sentire storie molto piccole, dalla forte carica magnetica col passato.
Ogni brano di Notte si accompagna con la sua proiezione figurativa, una fotografia dove la stessa Bluem è ritratta nei panni di un diverso personaggio, in un ritratto collettivo, un larario sardo più iconografico che sacralizzato. Impersonando una diversa individualità per ogni giorno che passa, Chiara posa accanto a giovani e vecchi, a galline e asini, al volto bianco di un issohadore e quello nero di un mamuthone, per incarnare la storia delle sue nonne e del loro mondo matriarcale. E la voce di sua nonna compare anche in una traccia, Venerdì, la più minimale e breve.
Come una nostrana Rosalìa – ma con la grazia di Joan Thiele –, Bluem intesse cori arzigogolati e ne fa scaturire l’ossatura della sua musica, colorando l’atmosfera con una voce caldissima, un fuoco espressivo che brucia a intervalli regolari. Notte scorre rispettoso delle proprie energie a disposizione, come un blocco compatto, fatto di carezze e strumenti usati come elementi di un paesaggio da spiegare con amore, una giostra diretta saggiamente insieme a Simone D’Avenia. Che sia una chitarra classica, il corpo oblungo di una tastiera o una cassa dritta, quello che tocca le orecchie pare filtrato da un unico vento, che unisce gli elementi dandogli la coerenza di una grande produzione pop, senza però appianare i dettagli e le ruvidità volutamente lasciate in risalto, per restituire un inconfondibile profumo di terra.
Quando un disco lascia un impatto così forte alla fine dell'ascolto, significa che qualcosa di grande sta nascendo, e forse è già nato. Con questo album preziosissimo, fatto di preghiere, danze e rimorsi, Bluem ha deciso che era giunto il momento di brillare, come un corpo celeste che illumina la notte, tornata serena finalmente. Come diceva un poeta: "sa luna,/bestit de biancore onzi terrenu". Viva questo biancore.
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La recensione Notte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-05-28 00:37:00
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