Marta Del Grandi raggiunge profondità inaudite col gelo della sua grande musica
Di Marta Del Grandi avevamo iniziato a parlarvi questa estate, in occasione dell’uscita di Taller Than His Shadow, un brano che nella sua grazia aveva letteralmente la consistenza di un’ombra. L’artista milanese ha deciso di prenderlo e metterlo al principio del suo primo disco solista, Until We Fossilize. Inizia come un soffio e si sviluppa divampando, rimanendo sempre in qualche modo legato a quella insolita partenza, non certo il primo azzardo di una grande artista.
Quella ricerca dell’essenziale che stava trasparendo dai pezzi e dalle composizioni sparse in giro per il web ora ha una collocazione precisa, dentro un raccoglitore dove tutti possano andare, e abbeverarsene. Si tratta proprio di bere, perché sentendo la musica di Marta Del Grandi è quasi immediata la percezione che stia scaturendo da un’azione necessaria e vitale, seppur scandita da gesti che non lasciano intravedere la fatica. Sembra tutto così facile. Le note suonate che saltano una dietro l’altra incontrando singhiozzi e incursioni percussive, la voce splendida usata con tale dimestichezza da poter andare dovunque.
Va anche dove non sarebbe poi tanto raccomandabile andare, nei terrenti confinanti con la purezza di Joni Mitchell. Per una questione di approccio nei confronti della melodia, di attitudine lievissima, la cantautrice canadese riesce a essere rievocata in lontananza all’interno diUntil We Fossilize. Tuttavia grazie ad atmosfere glaciali e una collocazione assolutamente contemporanea non viene mai da pensare all’omaggio o all’emulazione.
Il comporre di Marta Del Grandi procede per immagini forti, stampate col suono nel nostro cervello, fino alla loro materializzazione concreta, potremmo dire fino alla fossilizzazione, facendo una citazione accurata. La rievocazione del mito di Ametista, il colore del cielo, oppure la disperazione del cuore dell’umanità intera, alle prese con l’impossibilità di controllare tutto. C’è un senso di enormità in tutto questo. Un’enormità radicata troppo in profondità perché si possa raggiungere l’origine.
Rincorrendo il grado zero di questa musica si rimane a bocca asciutta, ma circondati da un suono che potrebbe non dare pace, perché difficile da comprendere a pieno, ricco di scorie poetiche accecanti, trovate pop che subiscono un riarrangiamento con archi e percussioni, e una traccia finale, Totally Fine, che con la sola forza di un arpeggio risveglia tutta la forza del folk gelido statunitense. Ora le parole sono diventate inutili, a parlare deve essere solo il vento prodotto dalla grande musica di Marta Del Grandi.
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La recensione Until We Fossilize di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-05 02:20:50
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