Il secondo album della band francese, innamorata del siciliano, del funk e del raï algerino, è un viaggio attraverso il Mediterraneo in cui lasciarsi sballottare dal groove
Di Julien Lesuisse, che dev'essere un personaggio bello matto, ci siamo innamorati in tempi non sospetti. O sospettosissimi, in realtà, visto che era il 2021 ed era appena uscito Luci e guai, disco della sua bizzarra creatura dal nome di Crimi. Dateci torto però: un disco di un sassofonista francese che, ispirato dalla lingua dei nonni e dalla musica di Rosa Balistreri, mescola la musica tradizionale siciliana – testo in dialetto compreso – con il raï algerino, il funk, il jazz e l'afrobeat.
A subire lo stesso colpo di fulmine ci dev'essere stata 42 Records, etichetta per cui esce ora il secondo album di Crimi dal titolo Scuru Cauru, che in siciliano significa "calore oscuro" e che fin dal nome si ricollega con il precedente Luci e guai. Questa volta il dialetto viene messo subito in evidenza, mentre sulla copertina Lesuisse, con lo sguardo perso nel vuoto a bordo di un auto, viene colpito da un fascio di luce fucsia.
Scuru Cauru è ancora più ambizioso rispetto al disco precedente: in 14 brani, Lesuisse e soci (nello specifico il chitarrista Cyril Moulas, il bassista Brice Berrerd e il batterista Bruno Duval) si mettono Nt' a Fiat Uno – come recita una delle tracce del disco – per percorrere stradine sterrate nella provincia catanese e trovarsi di colpo ai piedi del Sahara, finendo a una festa di paese mezzi ubriachi nel mezzo e lasciandosi sballottare dal groove e dai suoni che rimbalzano da una parte all'altra del Mediterraneo. Noi, nel mezzo, ci lasciamo volentieri trascinare da loro.
Dal grezzo canto arabeggiante infilzato da una chitarra sincopata e da rimbombanti bassi elettronici di Notti ruffiana, singolo che anticipava l'uscita del disco, alle sonorità da western della lunghissima 'U cantu scuru, l'intreccio dei suoni di Scuru Cauru affascina e stordisce al tempo stesso. Ci si imbatte anche in momenti più dolci come Lu mumentu, che sembra riprendere l'unica scena di Twin Peaks che fa davvero esplodere il cringiometro (per quanto non sia certo al 100% che si tratti di un riferimento consapevole) e darle tutta un'altra profondità, grazie alle armonizzazioni con un coro tenorile e alla delicatezza aerosa del sax con cui viene sfumato il brano.
Non vi arriverà subito Scuru Cauru, visto il suo canto da muezzin nato ad Acireale potrebbe incontrare qualche ostacolo lungo la strada verso le nostre orecchie poco abituate, ma fidatevi: se supererete la diffidenza iniziale, uscirete di testa pure voi.
---
La recensione Scuru Cauru di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-04-28 00:00:00
COMMENTI