Il primo disco dei MONT BAUD è un lavoro che non vuole star simpatico a nessuno, sette tracce di barocchismo dark ed elettronico, a spasso tra il teatro sperimentale e una strana indole da cantastorie
Al MI AMI del 2023 erano stati una sorpresa. Dopo quasi un'anno e mezzo sono arrivati a gamba tesa per affermarsi come una certezza, con tutta la ferocia e la sfacciataggine necessarie. Il primo disco dei MONT BAUD è un lavoro che non vuole star simpatico a nessuno. Zero faccette, zero ammiccamenti insopportabili, solo una lama che taglia chirurgicamente lo spazio, una voce che irrita e provoca in continuazione, un piglio sempre più solido da Death Grips de noaltri.
CONTRO IL GIORNO è un grande esempio di distacco creativo, una postura sempre più rara in un mercato musicale fatto di poser senz'anima. I MONT BAUD non rinunciano mai alla lotta, non si sottraggono all'agone, ma decidono di assumere l'atteggiamento distaccato di chi sa di avere tutto sotto controllo, di chi sa dove la nave stia andando. Il disco dura una manciata di minuti, appena 21, eppure in questo breve tempo si consuma una performance che balla tra il teatro sperimentale e un figliastro elettronico del più crudele cantastorie.
Non è rap, non è spoken word, è un monologare a tempo, un continuo lamento imprigionato nella perfezione nelle maglie ritmiche, strettissime e serrate. A rendere credibile e irresistibile il tutto è il lavoro sul sound, scurissimo, infarcito di suoni metallici, di parentesi che si avvicinano all'industrial, ma che non rinunciano mai ad un approccio chic e accattivante. E ad essere scura è anche la cover di CONTRO IL GIORNO, che vede campeggiare un ragno stilizzato, fatto di ombre chiare, su uno sfondo nero pece.
"Le tenebre mi inebriano, le ombre mi confondono (...) mi sveglio mentre ballo", in questa manciata di versi sembra essere racchiuso il senso di questo disco molto potente: l'incontro di danze macabre con una ballabilità rincorsa con foga, fino al momento che scatena davvero le danze. Dura è il brano centrale di CONTRO IL GIORNO, raddrizza il tempo, si assume la responsabilità di essere la parentesi cool, e apre la strada alla discesa finale, ai moduli sonori di Guai - il brano che più si avvicina ai Brucherò nei pascoli -, e per il lungo finale, affidato alla title track.
Quello dei MONT BAUD è un esordio compresso, che non lascia spazio al pensiero, ma maltratta le orecchie con giochi di parole ed esercitazioni liriche continue, provocando una tempesta sensoriale che non prevede la presenza di pause. Sette capitoli, all'insegna di un barocchismo dark ed elettronico difficilmente classificabile, che invoca un palco per essere suonato, che invoca una platea di adepti per dar vita a danze bizzarre, a rituali, ad "orge di larve".
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La recensione Contro il giorno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-10-25 00:00:00
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