Post NebbiaPista nera2024 - Cantautoriale, Rock, Psichedelia

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Pista nera è una favola ecologista violenta e spregiudicata, un episodio dei Simpson sceneggiato dal Leopardi delle Operette morali

Si è perso un bambino, non trova più i genitori, si è lasciato prendere la mano, provando tutte le piste da sci che poteva e ora non sa come fare, ha fame e molto freddo. Il povero Leonardo è l'incipit del quarto disco dei Post Nebbia, inaspettata discesa libera nelle profondità di un suono che la band veneta non aveva mai attraversato con questa cattiveria, con questa poca ricerca di coolness. Carlo Corbellini si è messo alla guida di un gatto delle nevi e ha triturato tutto quello che trovava in giro, ceppi di alberi, ritornelli accattivanti, ironie nerd. Pista Nera non fa un cazzo ridere.

Dunque dopo il concept sulla tv, dopo il concept sulla religione - dall'impianto più kolossal -, ecco il concept sulla fine di tutto, sullo schianto che l'umanità sta per compiere contro se stessa, e contro il pianeta che ha quasi finito di devastare. Non si può parlare di approccio apocalittico, perché è tutto molto realistico, come un grande gioco di poesia psichedelica che i Post Nebbia portano ad un'esasperazione sonora esaltante.

Per la parentesi nichilista la psichedelia di riferimento non è più molto quella epica di Kevin Parker, ma quella acida e schizoide che dai Kimg Gizzard & the Lizard Wizard ha contagiato un buon numero di band in tutto il globo. Un cambio intelligentissimo di rotta, che fa il paio con la natura incendiaria di quasi tutti i testi. Le abrasioni semi-distorte di Statonatura - brano introdotto genialmente da un suono di campane vagamente natalizie - sono il preludio di una favola ecologista violenta e spregiudicata, dai toni cartooneschi per le immagini che evoca, ma che ricorda l'ironia sprezzante del Leopardi moralista.

Il gioco di colori è tanto funzionale quanto inquietante. Nera è la pista su cui si scia, ma nero è anche il pianeta dopo che ha bruciato. Gialle sono le aiuole perché la siccità non le fa più vivere, giallo è il cielo zeppo di sostanze che i nostri polmoni si gustano ogni giorno. La conseguenza di tutto ciò è che respireremo merda, berremo e mangeremo merda, ovvero le scorie del nostro vivere senza tempo: "Il sole giallo fa bollire dentro me/Una tazza di caffè/Una tisana di catrame e polvere" si sente cantare in Giallo, traccia ipnotica fatta di frasi sovrapposte e turbinii di chitarre.

Rimane spazio per una depressione abbastanza inevitabile, raccontata alla perfezione in Senza sconto: "Ho perso la magia/Da quando il mondo più non luccica/Ma forse ci vedo un po’ meglio". Stato d'animo consapevole, una rassegnazione che deriva dal sapere davvero come stiano andando le cose. Piccolo spoiler, stanno andando male. Dopo questa infilata che costruisce un racconto ben definito, ecco che Pista nera diventa un gioco catastrofico, in un'infilata di tracce folli che parte dal divertissement Lingotto e approda a Notte limpida. Gli schemi sono saltati, le immagini si fanno irreali, toccano la fantascienza, tra una visione dell'anchorman dei Simpson e la follia energivora che si divora un palazzo.

Rimane il tempo per una mazzata finale, "Non è rimasto niente oltre un po’ di benessere/Impanato nella noia e fritto nella nostalgia/Ma non e ho scelta se non continuare a vivere", in una classica chiusura da sipario dei Post Nebbia, dilatata e piena di strascichi sonori, assoli, e una definitiva cupezza.

Al terzo disco in cinque anni era possibile arenarsi, bearsi del successo ricevuto nel biennio post pandemico, e invece lo stato di grazia dei Post Nebbia non si è ancora fermato. Stato di grazia produttivo, che fa il paio con il lato creativo, e prova a segnare per la terza volta un nuovo standard, che la scena indipendente proverà a inseguire. Pista nera è un atto di libertà, un disco che non è fatto per essere cantato, una contro tendenza rispetto all'imborghesimento annoiato di molti colleghi di Corbellini &co.Ecco servito il concept sulla distruzione, glaciale e diretto allo stomaco, senza un filo di retorica, con un nuovo migliaio di grandi direzioni sonore. 

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La recensione Pista nera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-11-22 00:00:00

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