Un disco anarchico, impossibilitato a seguire le regole di produzione, di composizione, di ordine armonico. Mamma è un'anima dalla sensibilità selvaggia che si racconta attraverso la metamorfosi di stili. Un gioiello vero
Ascoltare il primo disco di Mamma significa prima di tutto fare i conti con la propria inadeguatezza. Quasi non ci si sente autorizzati ad ascoltare la voce di una sofferenza così profonda che si è fatta musica. Forse il primo disco di Mamma non c'entra proprio nulla con la musica (italiana), intesa come mondo finto e per nulla sincero. Forse il primo disco di Mamma c'entra solo con la musica, intesa come linguaggio puro, come filtro di una vita e specchio per molte altre. Forse la prima traccia del primo disco di Mamma è già una prova sufficiente per rendersi conto che quando le parole sono usate in questo modo si può solo applaudire.
Exagora, incipit di Istinto della luce, è un proemio in versi, un insieme di espressioni poetiche che delineano il personaggio che sta per buttarsi a capofitto ne racconto spietato di sé. Come un bardo toscano medievale Mamma mette in fila rime, le sbaglia apposta, le rende assonanze, cerca i termini giusti, antichi o contemporanei che siano, suoneranno come coltellate nel cuore. Senza auto assoluzioni, senza piagnistei, in questi primi quattro minuti scarsi la strada è spianata verso la via di una redenzione che si trascina dietro tutto quello che è successo negli ultimi quindici anni.
Istinto della luce è un disco che non sa cosa vuole essere, perché sembra nascere senza una forma, se non quella dell'anima del suo autore. Un disco anarchico nel senso che non ha fiducia nello stato come organizzazione, anarchico perchéimpossibilitato a seguire le regole di qualsiasi tipo: produzione, composizione, ordine armonico. Per questo motivo, e per la profondità spaventosa - e difficile da raccontare - che Mamma mette al centro del racconto, tutte le direzioni che prende sono esatte.
La metamorfosi stilistica che scorre tra una traccia e l'altra è propria di una sensibilità selvaggia, che sembra aver vissuto il doppio dei suoi anni, che si accascia prima su una forma simil-rap, poi spalanca le possibilità verso canti con fisarmonica, noise, spoken word e tappeti sintetici. Quello di Mamma è un flusso di coscienza che si auto calibra, usa i silenzi non come attese, ma come attimi di respiro in cui la musica si infila da sola, in un dialogo improvvisato su un palcoscenico sconosciuto.
La spiritualità, l'aver trovato Cristo, non è mai stata una cosa così seria, così urgente e reale, almeno dentro un disco underground. Mamma parla della sua salvezza, ma nella vita terrena, parla del carcere inferendosi i colpi degli errori fatti, parlando con le persone che lo hanno sempre circondato. Il racconto di Istinto della luce tocca per alcuni versi la sensibilità del primo Massimo Pericolo, per il disarmo di fronte a una detenzione così giovanile. Allo stesso tempo ricorda Candra e il suo BONOLA BOY, per come riesce a spiazzarci secondo dopo secondo, con la sua umanità così compromessa, sincera e lancinante.
Si potrebbero citare decine di versi esemplari, decine di momenti in cui le lacrime scorrono senza interruzione, ma forse qui come mai è necessario lasciare la musica parlare. Istinto della luce è un grandissimo disco, con un grandissimo titolo, facciamone buon uso.
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La recensione Istinto della luce di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-12-06 02:22:00
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