A un passo dallo spleen. Strana musica, questa di questi strani sardi con questo strano nome, e un po’ lo è perché lo è, e un po lo è’, forse, perché ancora manca di un centro di gravità permanente: dove vogliono andare i Perché? Ripsoid? Per ora, ovunque, a suonare. E che cosa ci suonano? “Uno strano ma incisivo post-punk addentrato in improvvisazioni free”, secondo qualcuno; a me ricordano certi intrecci, certi crocicchi dove non s’incontra il blues, casomai echi di pop, di new-age, di rock indie: mai troppo pesante, mai troppo leggero, abbastanza evocativo, a un passo dallo spleen: forse bisognerebbe osare di più in qualche direzione, quale che sia. I mezzi ci sono, la tecnica c’è, il supporto è ottimo e abbondante (in sala di registrazione abbiamo un maestro come Marcello Spiridioni, già responsabile di registrazioni d’altissimo profilo per Renato Zero) l’entusiasmo è palpabile.
Ma il fatto che “non ci sia un genere ben definito”, come scrivete voi stessi nella vostra biografia, attenzione: è un azzardo che solo pochissimi grandissimi, sulle dita di una mano, possono permettersi (un nome per tutti: va bene Tom Waits?); per cui, in attesa di diventare tali, converrà mettersi un po’ più a fuoco. Non è una critica, lo ripeto: è un incoraggiamento, tenuto conto delle innegabili doti. Il che vale, mi sia consentito dire, anche per la voce: ugualmente indecisa tra derive vocalizzanti (che eviterei, hanno fatto il loro tempo e anche al tempo loro erano stucchevoli) e passaggi più crudi.
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La recensione Riza che non credeva ai suoi occhi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-12-24 00:00:00
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