I Mafalda Strasse si sono dati da fare dal primo lavoro "Sorridi, Giove Sorridi". Una musica costruita a spirali, suoni morbidi anche quando vogliono essere sgraziati. Ma qualcosa ancora non funziona. Le suite estese, gli arrangiamenti circolari, benintenzionati ad accarezzare certe prodezze melodiche post rock, si susseguono – e ci tengo a dirlo, purtroppo – sonnacchiose e senza slanci. Alla lunga, le code strumentali finiscono per scoraggiare l'ascolto, cedendo il posto alla noia. Le intuizioni dell'album, e ce ne sono di buone, oltre il terzo minuto di ogni traccia appaiono diluite, "tirate". Come una bottiglia di buon vino voluta allungare perché riempisse il fiasco intero. Per ragioni di chiarezza: di talento i ragazzi ne hanno, anche per quel che riguarda i testi. Probabilmente un adeguato lavoro di produzione avrebbe potuto dare un taglio più unitario all'insieme, ora smorzando, ora forzando l'accento su certi passaggi. Quello che manca è l'amalgama perfetto fra gli strumenti, lo smalto atipico, la brillantina a far scintillare ciò che già risplende di luce propria. Auguriamoci che, nell'attesa della prossima primavera di Lilith, le acque si smuovano un poco a Mafalda Strasse.
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La recensione La primavera di Lilith di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-04-22 00:00:00
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