"Double Mirror" dei Lady Vallens è avvilente come l'acqua nel naso, afflittivo come una spina ai piedi e desolante come un miglio di raggio nel nulla. Insomma: un incubo! E che tale fosse il fine dei Lady Vallens non ci è dato sapere, vista l'esiguità delle informazioni in merito. Ciò che invece ci viene facile indagare è quel luogo della mente in cui tutte le nostre paure si materializzano sino a diventare reali. Un luogo che Matteo Berghenti e Rodolfo Villani ubicano, con questa prova, a metà tra la Grande Mela dei Battles e dei These Are Powers e le colline parmensi, seguendo un itinerario che fa tappa nel Regno Unito dei sempiterni Joy Division e nella Pittsburgh dei Microwaves e dei Don Caballero.
Il duo, ex Brother James, al secolo eredi di un math-noise abbastanza scolastico, apre infatti (e chiude) questo disco al ritmo di un elettronica paranoica, malata ed acida che flirta impudicamente con synth in distorsione à la Fennesz prima di raggomitolarsi, algida come un pezzo di ghiaccio nell'iperuranio, in un noise industriale (ça va sans dire) da supermercato.
Un escapismo deprimente e continuo risolto in un conato di angoscia attraverso arrangiamenti minimalisti, schitarrate lancinanti e droni deliranti che ti penetrano durante tutto l'ascolto e che non riesci a toglierti di dosso neanche sotto una tonificante doccia sciacqua tossine.
Nonostante però i tanti padri putativi e l'ansia provata, il disco mantiene comunque una personalità distinguibile e pezzi come "Fly High" ed "Hate Song" quadrano il cerchio di un'estetica per forza di cose brutta ma a tratti affascinante. Punti emotivi e introspettivi certamente molto interessanti, ma che non bastano per far diventare "Double Mirror" un buon disco.
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La recensione Double Mirror di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-09-28 00:00:00
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