Giocano pesante i Deasonika: arrivati al quarto disco della carriera decidono di realizzare qualcosa di più di un semplice album. "Tredicipose", infatti, viene pubblicato (nella sua versione "fisica") con allegato un mediometraggio intitolato "Dovunque adesso" e realizzato da Simone Covini, la cui storia si addice perfettamente alle atmosfere tipiche della band milanese, che per l'occasione presta alcuni brani del repertorio per la colonna sonora. Ciò detto, il nostro interesse si rivolge al contenuto dell'album, stavolta leggermente diverso rispetto a quanto ci si possa aspettare dal quintetto; nel senso che le classiche sfumature dark lasciano spazio, sempre più spesso, ad arrangiamenti che ci paiono melodici e lineari ("Viole", "Trasparente") senza però perdere quel gusto che ormai é marchio di fabbrica della formazione. La sensazione, quindi, non é certo di un deciso cambio di rotta, ma forse di una "transizione" in atto rispetto a quanto ascoltato dal 2001 ad oggi. La splendida voce e relativa interpretazione di Max Zanotti rimangono i capisaldi della proposta, tanto che a tratti (si sentano, ad esempio, "Song X", "Instabile" e "All the other guys") il termine di paragone sembra essere Chris Cornell oltre ai soliti Jeff Buckley, Thom Yorke o Brian Molko.
Interessante e coinvolgente anche l'esperimento ("Thank you") che potrebbe far tornare in mente le ultime produzioni dei Nine Inch Nails, mentre la doppietta che si piazza al centro della scaletta, costituita da "Photograph?" e "Kurt Cobain (La mia faccia a metà)", ha il tiro dei pezzi migliori dell'intero repertorio dei Deasonika, sintetizzando al meglio le due facce della cifra stilistica che chi già conosce la band può ben immaginare. Subito dopo il pezzo forse meno allettante del programma, quel "The beauty thoughts" intriso così tanto di di new-wave da sembrare un ipotetico crocevia tra U2, Coldplay, Placebo ed Editors ma che ci pare poco congeniale nell'interpretazione del vocalist. Che in compenso recupera brillantemente sulla successiva "Gregorian", splendido affresco costruito su fiumi di spleen sonori che stavolta, nel suo evolversi, richiama i Cure di "Disintegration". Chiude poi "La rebelle", traccia con un testo dai "Fiori del male" di Baudelaire.
Tredici instantanee, quasi tutte messe "a fuoco", che nel complesso ci consegnano una band artisticamente matura e consapevole delle proprie potenzialità, ma (per fortuna!) ancora in cerca di valide via di fuga dai modelli ispiratori.
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La recensione Tredici Pose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-02-24 00:00:00
COMMENTI (7)
Mi fa impazzire "viole" che bella.. Brano riuscitissimo..
Bravi,bravi!
per non parlare della potenza che son delicatamente capaci di sprigionare sul palco, dal vivo..
più lo ascolto e più mi piace. e ciò (mi) capita raramente e difficilmente..
Continuo a pensare che siano sottovalutati rispetto alle loro potenzialità e alla media delle produzioni italiani nel genere... e Trentacoste alla produzione é una garanzia!
anche a me piace molto tredici pose. un album ascoltabile in loop per parecchie volte senza annoiare né stonare.
i testi, come sempre, piacevolmente poetici. molto.
Spero che riescano a convincermi con questo ultimo lavoro!:?
recensione perfetta...mentre ascoltavo alcune canzoni ho chiuso gli occhi e mi è sembrato di sentire il "vecchio" Cornell cantare :-) "Gregorian" è un gioiellino a parer mio...