La pecca più evidente, in questo pur riuscito album, è l'esagerata modernizzazione sonora proposta. Mi spiego, il metal, negli ultimi anni, (metal nel senso puro del termine, con ascendenza thrash, power e death ma fondamentalmente metal e basta) ha regalato davvero poco di positivo. L'ibridazione portata prima dal nu metal poi dal metalcore ha fatto più danni che altro, trasportando sonorità eccitanti nella loro fase embrionale verso lidi di pacchianeria e banalità inarrivabili, distruggendo le buone idee alla base. Gli Empyrios suonano alla grande, hanno un tiro micidiale e un muro di suono monumentale, ma si lasciano prendere la mano nel far convergere stili che dovrebbero camminare con le proprie gambe. Soli. I riff crossover e il trigger continuo dopo 2 brani appesantiscono troppo, il binomio vocale growl-pulito è la maggior causa di orticaria degli ultimi decenni e le strutture spezzettate, se non ti chiami Meshuggah (e annoiano anche gli svedesi alla lunga), non portano da nessuna parte. Sono sicuro che "The Glorious Sickness" piacerà ad un numero enorme di metallari nel vero senso della parola - e lo dice uno che è cresciuto con Death e Slayer costantemente nelle orecchie - perchè attitudine ed impatto non mancano, gli assoli convincono e la tecnica strumentale è elevatissima, tanto da sfociare nel prog, ma per chiunque altro, anche se allenato a sonorità pesanti, l'ascolto dell'album nella sua interezza, risulterà difficile da digerire.
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La recensione The Glorious Sickness di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-07-01 00:00:00
COMMENTI (2)
ok però anche il cantante è elevatissimo
com'è che si chiama il cantante?