La musica dei Jesus Etc. può essere ascritta all’estetica alternative anni Novanta: chitarre distorte e musica in primo piano rispetto alla voce, che rimane appena sotto gli strumenti.
L’uomo, in quanto mix di ratio e istinto, spesso segue delle pulsioni irrazionali. La maggior parte delle volte si tratta di pulsioni innocue, come quella che spinge a bramare ciò che non si può avere. Tante volte ci si incaponisce fino a erigere templi immateriali, rivolgendo tutte le energie verso quell’obiettivo remoto e sempre più difficile da raggiungere. Perdendo il senno o perdendo semplicemente la possibilità di raggiungere un altro traguardo, meno cool e allettante, ma più a portata di mano.
Ovvio, tutto questo va ben al di là di “I have a drink… yes, weekend!”, album d’esordio dei bresciani Jesus etc. Va molto oltre, appunto, ma da esso deriva. Sono loro a pronunciare una frase come “non è strano che passiamo la vita a rincorrere le cose che non riusciamo a realizzare” nell’ultima traccia. E sono sempre loro a scegliere di cantare in inglese, relegando l’italiano al solo pezzo “Pesi massimi”.
Il disco parte male. I Jesus etc, infatti, sembrano non sapere bene dove andare fino a “It’s a joke”, la quarta traccia. Da qui in poi le cose vanno meglio e vengono raggiunte coerenza e omogeneità assenti nei primi tre pezzi. In generale la musica del gruppo (che prende il nome da una canzone degli Wilco) può essere ascritta all’estetica alternative anni Novanta: chitarre distorte e musica in primo piano rispetto alla voce, che rimane appena sotto gli strumenti. Qualcosa di già sentito, sì, ma che può riservare delle sorprese se ben interpretato.
Ecco, dopo sette episodi non troppo convincenti, si arriva a “Pesi massimi”, che suona come una bomba. Questo è un pezzo che si colloca felicemente nei Novanta, facendo tornare alla mente un gruppo come i Six Minute War Madness, per la foga, l’andatura veloce e quel cantare che è quasi più un parlare. Non un urlare, non un parlare pacato à la Emidio Clementi o Max Collini, piuttosto è un parlare sostenuto, che trattiene l'energia, come una bomba inesplosa.
E quindi mi auguro che in futuro ci siano meno fuochi innocui per i Jesus etc e molte più bombe inesplose, capaci di tenerti fermo, con il fiato sospeso.
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La recensione I Have A Drink... Yes, Weekend! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-30 00:00:00
COMMENTI (1)
peccato che nel frattempo si siano sciolti... :(