La musica di Bonaffini si caratterizza per diverse cose, ma è fuor di dubbio che l'appellativo 'anticonvenzionale' sembra calzare a pennello. Fin dall'iniziale Prologodot, giocata su un duetto esclusivamente vocale tra il cantante e Claudio Lolli, l'artista lombardo mette in luce gli aspetti più svariati della sua musica, fatta non solo di melodie raffinate ma anche di testi pungenti nei confronti dell'establishment.
Basti ricordare due pezzi come Hiroshima e Mostra Mostar per intuire le tematiche che più stanno a cuore al cantautore mantovano; la stessa title-track prende spunto dalla storia, attaccando certi atteggiamenti legati a certi ideali ripresi anche in Via Emilia, altro pezzo che non risparmia critiche. In fondo è tutto questo secolo ad essere 'attaccato', o meglio 'analizzato' ("ah... novecento, millenovecento/una cifra di spine nella rosa di un tormento"), attraverso la forma-canzone, quasi che il cantautore mantovano voglia assurgere a ruolo di menestrello popolare, senza però alcuna intenzione di tributare la sua arte a qualcuno per rischiare poi di diventare un 'cortigiano del regime'.
"Il ponte dei maniscalchi" è quindi un album che più di 20 anni fa avrebbe potuto pubblicare Claudio Lolli, non a caso impegnato in questo disco come coautore e interprete di due brani; ciò non toglie che Luca Bonaffini raccoglie un'eredità scottante, perchè capace di interpretare più che degnamente quello spirito di protesta che spesso in questa italietta piccola piccola è più un alibi che un impegno reale.
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La recensione Il ponte dei maniscalchi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-08-22 00:00:00
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