Ci sono diverse influenze all’interno di questo disco di Green Garrison, tanto che è veramente difficile dare loro una collocazione precisa: influenze che a volte creano parecchia confusione e…ma andiamo per gradi.
Il cd che ho in mano è composto da 6 brani tutti abbastanza diversi fra loro… un paio interessanti, gli altri non troppo, anzi… Si parte con “Kill You” che al primo ascolto, devo ammetterlo, mi aveva fatto sussultare: l’attacco di Massimo, il cantante, non è proprio dei migliori e mi fa pensare che non sarà facile non parlare male di questo disco.
Andando avanti e riascoltando con più attenzione mi accorgo che ci sono cose davvero carine - come ad esempio le chitarrine sottili che fanno continuamente da tappeto e la parte vocale (l’attacco è terribile, ma poi tutto migliora) che in diversi frangenti mi ricorda tantissimo lo stile di Ian Curtis. Passando a “The enemy” devo dire che capisco perché sia stato scelto da una radio come portavoce del disco: classico rockettino melodico con qualche accelerazione e qualche schitarrata senza troppo sugo. Con “Safe from cold” mi si riaprono un po’ gli occhi: veramente carino! Ma qui la storia cambia ancora: ora il primo nome che mi viene in mente è quello di Doors: non sono ubriaco vi giuro che è così! Peccato per quei ritornelli urlati e carichi di chitarracce troppo banali e un finale che non c’entra più molto con l’inizio del brano. Inoltre può essere che 7m 25s non siano esattamente necessari per un brano così?
Da qui in poi dimenticherei volentieri questo I saw the enemy che degrada progressivamente in noia e incroci di suoni banali. “No Born” ha un intro che promette bene, ma son pochi secondi: non sa proprio di nulla…l’assolo di chitarra sul finale le da il colpo di grazia andando a pescare nella banalità più assoluta. Non c’è grande fantasia nemmeno in “Little Susy” e comincio a pensare che ‘sto disco non è poi gran cosa… sbadiglio all’ennesimo assolo pacchianotto e sussulto di nuovo a causa della voce che torna a dimostrare pesanti limiti… noiosetto ‘sto pezzo. Chiude “Memories”…cos’è?! Metal? Hard-Rock? Bhooo!?! Non si capisce proprio. E’ l’ultimo in scaletta e non mi spiace, anche perché qui inizio veramente ad annoiarmi di brutto.
Due brani carini su 6 (a tratti quasi belli)… un po’ poco, ma quelli ci sono, dunque non tutto è perduto.
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La recensione I saw the enemy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-01-24 00:00:00
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