In principio era Elvis senza il colonnello Parker e Jerry Lee Lewis che invocava il diavolo in chiesa. Poi il Verbo s'è fatto uomo, e l'uomo s'è fatto soldo. "When rock'n'roll was not business". Questo disco dei Tiresia è acido quanto il whiskey di Bon Scott, sfacciato come gli addominali di Iggy Pop, carezzevole alla maniera di Chris Cornell.
Hard'n'roll, progressive grunge, tutto e niente, una summa degli ultimi 50 anni di rock filtrati da spirito e suono postmoderno. Una messa di requiem in 10 atti, che parte dall'urlo lancinante e primitivo di "Burn the dancefloor", per proseguire con la mini-suite di "River of war" e gli echi pop di "One man", e raggiungere il suo apice con la title-track e la traccia finale, "Mentalità internazionale (tutto il mondo è paese)". Anche se può sembrare troppo Sarabanda a tratti, è un lavoro solido quanto basta per reggere il peso di tutto ciò che si sforza di riciclare, da sferzate alla Alice In Chains ad aperture alla Red Hot Chili Peppers, e non manca assolutamente di carattere. Aggiungete a tutto il fatto che è stato pubblicato sotto licenza Creative Commons, e capirete che non è il fake che stavate pensando.
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La recensione When rock'n'roll was not business di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-12-09 00:00:00
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