Lo ammetto, quando ho visto questo cd nella mia cassetta delle lettere ho esclamato (parole testuali): "Nooooo… Ancora? Ve ne ho già recensiti tre di cd che erano praticamente uno uguale all'altro, ne ho pure parlato sempre bene [cosa rara questa] e voi me ne mandate un altro? Cioè, nel senso, avete avuto il coraggio di registrare, stampare, distribuire un altro cd che sarà uguale agli altri tre? E io dovrei recensirlo e pure parlarne bene??? Manco per il c***o". Questo ho detto, ma poi ho finito per ascoltarlo e ho dovuto ricredermi. In effetti il disco è sostanzialmente uguale agli altri: stessi riff, stessi ritmi, stesse voci, stessi campionamenti di film horror… Però, come direbbe Vincent Vega, sono le piccole differenze che contano.
Ad esempio il sound è, se possibile, più estremo del solito. Come impostazione generale è un amalgama di voce chitarra basso batteria assolutamente devastante, per non dire magmatico, nel senso che suona come una colata lavica. E' difficile distinguere chi suona cosa e si fa fatica a riconoscere una linea musicale, un riff o anche solo un singolo strumento. E infatti la mia ragazza non ci voleva credere che in mezzo a tutto quel casino ci fosse una voce umana. "Beh - le ho detto - cosa ti aspettavi da uno che si fa chiamare Dr. Morbus?" A volte capita di ascoltare due tracce in sequenza, ad esempio la 5 e la 6 (rispettivamente "Mutilated" e "Wrath") e pensare che potrebbero essere lo stesso pezzo con una pausa in mezzo.
Va da sé che la prima parte del disco scorre frenetica e impeccabile, una serie di pezzi tirati che per quanto convenzionali stupiscono per la loro freschezza. Su tutti spicca "Sharpen" a suo modo un classico del genere. Dalla traccia 9 in poi ("Drawn") il sound comincia ad evolversi attraverso l'uso di effetti elettronici. I campionamenti si sprecano e alcuni pezzi sono addirittura completamente elettronici ("Strage Cannibale"). Quando anche le chitarre sono protagoniste l'influenza principale sembra essere quella dei Fear Factory piuttosto che quella dei Mortician. A questo si aggiungano piccole raffinatezze come il ritmo in tre quarti di "Maim Slash and Kill" o il mid tempo tibal-orgiastico di "Isle of the Dead" per completare il quadro di un disco molto più vario di quel che potrebbe sembrare a un primo ascolto.
C'è una pratica molto diffusa e discutibile nel mondo del rock: quando un gruppo promuove il suo ultimo lavoro tende a dire che si tratta del migliore che abbia mai prodotto. In pratica ho conosciuto solo gli Slayer che abbiano avuto l'onestà di dire "…abbiamo un disco nuovo, ma non è bello come "Reign in Blood"…" In effetti, però, per quanto possa sembrare gratuito dirlo, "La strage cannibale" è il miglior disco che abbiano mai fatto i Carnivorous Vagina, e siccome è difficile che possano fare ulteriormente meglio, a tutti gli appassionati di metal estremo si consiglia l'acquisto di questo disco.
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La recensione Strage cannibale di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-06-10 00:00:00
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