Come si può fuggire dalla provincia quando a quest'ultima sei legato indissolubilmente? Fucksia ci riesce attraverso la sua musica, i suoi beat glitch ed i suoi suoni evocativi. Elettronica dal sound mittleuropeo e di ottima fattura.
Come si può fuggire dalla provincia quando a quest'ultima sei legato indissolubilmente? Quando la vita ti tiene ancorato ad un luogo a cui senti di non appartenere e da cui non puoi fuggire, come ti crei il tuo mondo immaginario? Fucksia, al secolo Luca Marino, lo fa disegnando una serie di ambienti eterei - quasi spirituali - in cui rifugiarsi, riportando alla mente quei momenti felici dell'infanzia e le giornate in cui la mente leggera poteva vagare libera.
Questo Photophobie - uscito ormai tre anni fa - è un alternarsi continuo di gioia quieta e sensazione di oppressione, un disco che viaggia su frequenze e umori mai uguali e che, nonostante ciò, ha un suo filo conduttore, un filo rosso che tiene tutto legato ben saldo. I ricordi e le emozioni unite in un unico pacchetto regalo, di quelli che a Natale trovi sotto l'albero, preziosi come pochi.
Nonostante il disco non sia uscito adesso, sembra non risentire affatto del tempo passato trascorso. Suona ancora potente, corposo e ben costruito, piacevole in ogni suo brano: sette piccoli quadri in cui puoi immaginare la neve cadere copiosa, o la pioggia battere su finestre che custodiscono attimi di un'infanzia passata e lontana.
Un lavoro che amalgama glitch alla Morr Music (Isan o Seabear per intenderci) con certa electro raffinata di matrice teutonica. Come se fosse un piccolo diario, questo album racchiude tutte le emozioni di Fucksia, che con estema sincerità le mette insieme e le regala all'ascoltatore. Dalla delusione più profonda alla gioia più assoluta, questo disco tocca tutte o quasi le sfumature del comune sentire, come un piccolo viaggio in giro per mondi nuovi ed isolati alla ricerca di un'identità nuova.
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La recensione Photophobie di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-10 00:00:00
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