Non nascondo che il lavoro dei milanesi Filoritmia risulti un tantino ostico: i 10 brani contenuti al suo interno sono eccessivamente lunghi, tanto che il più corto sfiora appena i 5 minuti, e le idee che lo sostengono a volte sono fin troppe per poter farle entrare tutte!
Intendo cioè dire che il quartetto sfrutta le immense capacità tecniche che indubbiamente possiede per realizzare un disco - che suona sì bene ma è decisamente eterogeneo per le atmosfere che lo caratterizzano. Sicché il sottoscritto (ma penso qualsiasi ascoltatore con un minimo di senso critico) non può non osservare che se i nostri sono bravi a (ri)fare Frank Zappa, almeno attitudinalmente, dall’altra quasi mai riescono ad avvicinarsi alla sua idea di musica. Non significa quindi che il suono sia insipido o che la band manchi di una personale cifra stilistica: qui, per capirci, si tratta di voler/dover operare una sintesi che avrebbe giovato in primis all’ascolto, in modo da non riempire per forza il cd fino al limite dei minuti a disposizione.
Non nascondo però che qualitativamente e tecnicamente la band sa il fatto suo, contando sia sull’esperienza che su certi ascolti che rimandano al progressive e a tutta la scena relativa a quella stagione vissuta nella nostra Penisola.
Ma a tutt’oggi l’attitudine sperimentale penso sia una facoltà che appartiene solo ed esclusivamente a Thom Yorke e soci. Se i Filoritmia sapranno seguire l’esempio… buon per loro, altrimenti ‘massimo rispetto’ per la strada che hanno deciso di intraprendere.
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La recensione Filoritimia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-03-13 00:00:00
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