La sperimentazione vagamente mariachi della prima traccia ci introduce al lavoro dei livornesi Hic et Nunc, nome abbastanza rappresentativo per spiriti vocati all'immediatismo strumentale. Tanto potrebbe già essere sufficiente a descrivere il piccolo tomo in questione - gli episodi, più un insieme di bozzetti naif che disco vero e proprio, in cui i piani di genuinità e incompiutezza si incrociano continuamente.
Lo spirito degli Storm and Stress - in versione più scalcinata - lascia il passo allo scarabocchio sonoro di "Più in Alto", dove un violino tra lo stonato e il distonico tesse un mantra onirico che sconta la lungaggine dei suoi 7:42 minuti. Ci si perde nelle lande scozzesi tra brume e indecisioni con "Seduti con Menière", molto Mogwai, molto evocativo, ma altro episodio che avrebbe giovato, a mio avviso, di maggiore sintesi. Ma quando l'estensione coincide con la cifra stessa della proposta, forse è meglio fare un passo indietro. Si continua con lentezza, l'Islanda dei Low Blow, dilatazione e sentimenti ovattati. Lo sperimentalismo è un congegno delicato come una farfalla. Dalle ceneri del post rock, questa Fenice poco più che adolescente libra un canto di puro cristallo, nondimeno un po' impacciato. Ad maiora
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La recensione Hic Et Nunc di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-12-03 00:00:00
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