Difficile capire perché i Gass Club abbiano voluto rovinare il loro esordio con un titolo a dir poco orrido. Cosa voglia dire esattamente “Antiparticella dell’estero” non lo sapremo mai, ma in fondo poco importa. Per fortuna il contenuto del cd-r ha poco a che vedere con certe masturbazioni mentali; infatti la musica dei sei ragazzi marchigiani è una gradevole iniezione vitaminica che esprime potenza e ruvidezza. Suoni che rimandano al sound di Seattle e agli Smashing Pumpkins, sia pure con qualche spruzzata di Sonic Youth; un impatto degno di una band preparata, sicura di sé, brava tecnicamente.
Sono sei i brani contenuti nel disco, cantati in italiano, generalmente schizofrenici, rabbiosi, con poco spazio ai sentimenti - caratteristiche che in ogni caso non rendono pesante l’atmosfera del lavoro. Al contrario, la musica spicca per la sua freschezza, arrivando a poter essere definita divertente. Chitarre in primo piano, e non poteva essere altrimenti, viste le premesse, sin dalla nervosa “Tormenti”, solido brano d’apertura. Promesse mantenute con “E’ solo un sogno”, nella quale le corde di Joseph e Peo si accaparrano il giusto spazio per fraseggiare. Se “In alto” sembra un omaggio a Billy Corgan e compagni, “Che verrà” è invece una ballata semi-acustica che poco ha a che vedere con la vera anima della band. I nodi si riallacciano con l’aria vagamente pop di “Si potrebbe parlare un po’” e soprattutto con l’esplosiva “Rabbia”.
Testi minimalisti con qualche concessione, sia pur in limiti accettabili, alla banalità. Ciò che sfugge ad ogni canone è l’interessante voce di Ale. Se il suono della band si rifà agli stilemi di un certo rock d’oltreoceano, il vocalist dei Gass Club appare come una sorta di Bart Simpson incazzato. Un ulteriore input che spinge all’ascolto di questo cd-r.
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La recensione Antiparticella dell’estero di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-03-27 00:00:00
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