Betoschi (meglio: 83705CH1) è una roba che si affaccia sulla scena solo su vinile e che non lascia traccia telematica di sé se non tramite sparute info sulla pagina di myspace.
Vinile limitatissimo (300 copie) e numerato a mano per di più (chi scrive si fregia della copia n° 289), presentato da una copertina intrisa di mistero ed iconica al massimo, come negli anni 70 e limitrofi, in un desiderio di oscurità e non-diffusione che va in netta controtendenza nell'era dell'internet, oscurità che lascia trapelare qualcosina quando tra le reticenti note spuntano le parole "Bergamo", "Henhouse studio" e "Algervo Berrani" e si ha gioco facile nell'intravvedere i Verdena o chi per loro dietro la coltre di fumo colorato che si sprigiona dai solchi.
Sarebbe però troppo facile e sbagliato liquidare Betoschi come un semplice divertissement creato nell'attesa di un nuovo album dal trio rock più famoso d'Italia, innanzitutto perchè si viene ben presto a scoprire che primo artefice dell'operazione è il batterista bergamasco Paolo Serra e che il risultato finale è cresciuto attorno a parti di batteria da lui registrate in solitudine e sottoposte in seguito ad un nugolo di non meglio specificati amici musicisti che si trovavano a passare in studio. Ci si trova dunque con un prodotto singolare ed intrigante, nato da un'ossatura libera e lievitato senza alcun tipo di direzione prestabilita se non quella della creatività e dell'ispirazione del momento (o dei momenti), ricco di suggestioni dalle origini più disparate. Nove brani, non necessariamente canzoni e anzi per lo più strumentali votati a una psichedelia che prende dagli Oneida come da certo post-punk e da certa new wave per un lavoro che lascia affascinati anzittutto per la qualità del suono e della registrazione e quindi per l'apertura mentale della proposta. Difficile dire di più e anche ipotizzare un futuro per questa non-band: resta, per ora, questa scheggia impazzita nella discografia underground (termine decisamente appropriato in questo caso) d'Italia e qualche data live in programma, caldamente consigliata, se non altro per capirci qualcosa e per sentire musica lasciata libera di scorrazzare qua e là senza limiti di sorta.
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La recensione 83705CH1 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-09-21 00:00:00
COMMENTI (1)
Assurdo. Provo profonda e ed insaziabile curiosità.