Non è che siccome i Daft Punk e i Justice hanno sconvolto i concetti di "musica", "musicista" e "dj" allora chiunque può sentirsi in diritto di mettere dei bassi tondeggianti su una drum machine secca e scarna. C'è chi lo può fare e chi dovrebbe pensarci un po' sopra. I Discofunken, forse, avrebbero dovuto rifletterci un attimo, perché non basta essere un duo metà italiano e metà francese per fare italo disco che ammicca al french touch. La Francia ha già i suoi Justice e l'Italia i suoi Crookers. E ha già avuto anche la sua Sabrina Salerno, che se non altro ha avuto il merito di ammaliare il mondo col proprio décolleté prima che andasse di moda il silicone. Insomma, tutto sommato non era poi così necessaria una formazione ibrida nata con l'intento di essere osannata da una parte all'altra delle Alpi. Soprattutto quando nel suono non c'è niente di originale o innovativo. Non che le 5 tracce che compongono l'omonimo EP d'esordio facciano cagare, intendiamoci, e tra l'altro i Discofunken sembrano godere di un buon seguito che gli permette di girare su importanti palchi nazionali e internazionali. Però non se ne sentiva il bisogno. E non si sentiva nemmeno il bisogno di una copertina così brutta. La forza di questo cazzo di movimento morbidoso e fluo consiste nell'immagine: colorata, eterogenea, brillante e stilosa. Se si perde anche quella cosa rimane? Beh, per quanto mi riguarda resteranno solo 5 canzonette che finiranno nel dimenticatoio.
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La recensione Discofunken di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-12-04 00:00:00
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