Questo è un album che non ha senso. Che detta così sembra una cosa molto brutta, ma noi adesso andiamo a spiegare. Non ha senso in quanto album. Lo ha in quanto sonorizzazione, che poi è il lavoro che fa Klaverna nella vita. Quindi, le ipotesi sono due: o uno si monta un filmato da guardare mentre ascolta "Stereoformio", oppure chiude gli occhi e se lo immagina. Per esempio. Traccia numero uno: flash rosso cupo su fondo nero. Traccia numero due: fondo blu con tracciato come di encefalogramma. Traccia numero tre: primo piano stretto su due mani che provano e riprovano la stessa frase al pianoforte. Traccia numero quattro: un'auto viene incontro alla videocamera, sta attraversando una galleria, se ne vedono solo i fari. Traccia numero cinque: camera a mano, soggettiva di una fuga. Traccia numero sei: giochi di luce su acqua che si increspa. Traccia numero sette: una scala mobile che parte e poi s'inceppa, ripetutamente. Traccia numero otto: camera fissa su un cielo stellato. Traccia numero nove: uguale alla due, ma il tracciato stavolta forma un'onda.
Il gioco delle libere associazioni continua fino alla traccia quattordici, ma a voi il divertimento. Anche, naturalmente, di immaginare sulla numero uno un girotondo di orsetti del cuore o sulla otto il filmino di una gita al mare. Nell'attesa di vederlo all'opera dal vivo e capire che cosa invece aveva in testa lui quando ha creato questi suoni.
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La recensione Stereoformio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-11-04 00:00:00
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