Tempelhof We Were Not There for Beninning... 2009 - Electro

We Were Not There for Beninning... precedente precedente

"Ten Years After", prima traccia di questo interessante lavoro, lancia nel cielo un monolite sonoro scuro come la tempesta, venato di ambient e industrial. Ciò che viene subito all'orecchio è la consonanza di materia con gruppi come Nine Inch Nails e Future Sound Of London - frattali glitch, chitarre granitiche e ferali giri pianistici - e non si finirebbe, tanti altri alla memoria, tra epigoni e no, che evitiamo di citare per necessità di sintesi.

Fautori di una dark wave molto in voga nella decade appena trascorsa, ma a ritroso pleonasticamente databile agli inossidabii 80, i mantovani Templehof risultano però creatura non perfettamente inquadrabile, cosa di per sè tutt'altro che negativa: materia informe che riassume in modo ragguardevole vent'anni (giusto dalla Caduta del Muro) tra elettronica, post rock, ambient, drum & bass e trip hop.

La solennità anthemica di "Fatal Familiar Insomnia" ricorda, seppur in chiave attualizzata, le morbose agonie dei Cure nel pieno del loro fulgore creativo, piglio decadente neoromantico e tutto il resto, con grandi synth a donare profondità ad un suono marcatamente digitale, che ogni tanto perde un po' di aderenza, ma si sa, è rischio dei caratteri algidi. In crisi, l'ascoltatore deve decidere quanto peso dare ai suoni piuttosto che ai contenuti nel disco, tanto il limite tra estetica e sostanza risulta assottigliato, e a dimostrazione di questo sta la terza traccia, "Aquaplaning": ordito ben congegnato di loop e sequenze electro, con una batteria geometrica, indecisa e caratterizzante.

Gli echi mogwaiani si insinuano sin dalle prime battute della quarta traccia, "Berlin" - e non se ne vanno più: grammelot tra epica e dolcezza nella riproposizione ostinata di quei quattro accordi che hanno fatto la fortuna dei Sigur Ròs e God Speed You Black Emperor! - uno dei migliori momenti del disco, per intensità e direzione certa. Dieci estenuanti brani o paziente collage sonoro di buon gusto per un debutto in casa Distraction che coferma la sua credibilità e personalità. Ottimi presagi.

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La recensione We Were Not There for Beninning... di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-25 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • effepunto 14 anni fa Rispondi

    meritano tanto
    dal vivo hanno visual ricercatissimi
    con materiali cinematografici introvabili
    grandi tempelhof
    f.