Sergio Cammariere ha dalla sua classe, eleganza, savoir faire, fascino e buon gusto. Tutti elementi innegabili sin dai pezzi d'esordio, che lo imposero in breve tempo – complice un Sanremo di successo – come uno dei nomi nuovi del cantautorato di inizio anni zero. All'esordio seguirono altri dischi e un successo crescente presso un pubblico sempre più ampio. "Carovane" è il quarto album della sua carriera e propone, appunto, un cantautore che ha classe, eleganza, savoir faire, fascino e buon gusto. Ma che annoia. Terribilmente. Purtroppo l'esperto esordiente di circa dieci anni fa è rimasto uguale a se stesso, scegliendo di chiudersi dentro un'immagine dai toni seppia rigata da sonorità jazzate e testi d'amore. Ad essere sinceri, questo disco si apre molto bene, con un pezzo che ricorda i testi del miglior Guccini e riesce ad essere almeno un po' incalzante. Purtroppo i brani che seguono segnano un impietoso avvitarsi, che raggiunge il tonfo finale con "Paese di finti", tentativo velleitario e sbiadito di satira sociale. C'è poco da dire di questo "Carovane", insomma, perché tutto è già stato detto, letto e scritto negli anni scorsi. Cammariere continua a riproporre musiche e parole di alto livello, ma che arrivano all'ascoltatore anestetizzate e anestetizzanti. Un appiattimento generale mosso qua e là da piccoli sussulti che a fatica increspano il pelo dell'acqua. Un prodotto dalla confezione raffinata, ma dal contenuto ampiamente prescindibile.
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La recensione Carovane di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-11-26 00:00:00
COMMENTI (2)
Ho acquistato tutti gli album di Cammariere, compreso quast'ultimo che però devo ancora ascoltare bene per poter scrivere una recensione onesta; ciò premesso mi permetto di dissentire dal giudizio qua sopra espresso da Marco Villa e lo faccio non tanto "criticando la critica" nel merito ma nel suo approccio che, a mio avviso, denota anzitutto una scarsa conoscenza del genere musicale cui appartiene questo disco: "sonorità jazzate e testi d'amore" ma cosa si aspettava ascoltando questi brani, assoli di chitarra elettrica, ritmiche rock e testi di denuncia sociale? ogni genere musicale è composto da uno stile di approccio alla musica e ai testi...pertanto questa critica è "vuota", non definisce nulla. sarebbe come sedersi in un fast food e lamentarsi della presenza di patatine fritte e hamburger nel menu... detto questo, non mi pare corretto anche dal punto di vista giornalistico (senza volerle insegnarle il mestiere, per carità) spendere buona parte dello spazio raccontando lo stile del personaggio tralsciando l'analisi dettagliata dei brani, citandone a malapena 3 su un totale di 13. Infine: "Purtroppo l'esperto esordiente di circa dieci anni fa è rimasto uguale a se stesso..." se avesse ascoltato un po' meglio l'album (insieme ai precedenti) si sarebbe certamente reso conto dei cambiamenti a livello musicale, non certo radicali ma avvertibili e meritevoli di essere messi in risalto come ad esempio l'utilizzo per la prima volta in un disco di chitarra elettrica e strumenti "etnici".
...che poi, se non erro, uno che lo ha sempre sponsorizzato è Pippo Baudo, giusto?