La domanda uno se la pone: chi ascolta deve sperimentare nuove modalità, imparare a lasciarsi scorrere addosso la grande quantità di musica pubblicata ogni giorno o sono i gruppi che devono trovare una loro ecologia in modo da non sovrasaturare tutto? Poi certo non è facile rispondere. A me i dischi divisi in più parti hanno sempre dato fastidio, così, a pelle. Ma ai København Store sembra far bene. "Action, Please!" era un bel disco, anche se lo consideravo un po' troppo rigido, un'Opera Post-Rock chiusa e compiuta in una cornice troppo stretta. Ora i Nostri decidono di dividere il nuovo album in tre ep. Sono riusciti a togliersi la scopa dal culo: c'è respiro, varietà tra i brani, sostanzialmente c'è leggerezza. Tre su sei sono veramente azzeccati: "Strangers" e "Take Hope", cori enormi e un ottimo tiro; "Stratford (A Walk Through Newham)", epica, shoegaze senza perdersi in nebbie inutili. "Penitence" si adagia su un bel cantato pop ma non è sorretta a dovere dal resto; "Santa's Theme" puzza di cliché post-rock; "Another Same Old Song" è quella che all'inizio ti piace più di tutte perché cambia le carte in tavola ospitando Paolo Torreggiani (MAM), mischia i jj a Sufjan Stevens ma al quarto repeat capisci che è solo una delle tante canzoni con le "influenze africane" e lasci perdere. La seconda parte è prevista a settembre.
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La recensione Hi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-03 00:00:00
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