Ovvero: il punk psichedelico made in Lucchesia. Suono ‘sporco’ molto garage e un sound che dimostra n maniera lampante le ore infinite passate all’ascolto dei ‘maestri’ del genere, prima ancora che a suonare. Un ascolto attento, appassionato, amoroso, inelligente.
Gli Acid Brains infatti riescono a riformulare tutti gli stilemi del punk psichedelico (con punte nel metal) in modo filologicamente corretto, ma originale. Il ‘drum beat’ battente, l’uso dei piatti, e poi il suo tandem con basso, le chitarre tirate e laceranti, la voce che sussurra e poi grida e urla, mugola oppure ringhia… il succedersi di ‘vuoti’ e ‘pieni’ nelle canzoni, che a volte sono costruite come un crescendo fino al finale morente… ecco un perfetto gruppo punk + grunge anni duemila, che invece di essere nato a Seattle o a Londra, e nato a Lucca.
L’omogeneità del sound è notevole, come è tipico dei generi estremi, che richiedono il rispetto e l’uso di un ben determinato repertorio di espressioni musicali –e soltanto quelle. Il punk è l’esempio più evidente di questa ‘imposizione’: a volte una gabbia per la creatività. Ci vuole quindi anche una dose di coraggio a ‘specializzarsi’ in questo genere musicale molto hard, che per molti ha già detto tutto quel che aveva da dire, ed ora si ripete soltanto.
Quali sono I jolly degli Acid Brains, allora? Appunto, si diceva prima, la passione all’ascolto di questo genere, la coscienza del proprio strumento musicale e delle proprie potenzialità. Se si aggiungono l’affiatamento di 4 anni di combo ed esperienze live e studio (il curriculum è piuttosto affollato di nomi, date ed eventi) e l’energia giovane dei membri della band, ecco spiegato il ‘buon sapore’ della ricetta ‘acida’ di questi cervelli toscanacci molto tosti. In sostanza propongono nulla più e nulla meno che la base del rock, fatto di energia, ritmo 4/4 e pedalare, entusiasmo gridato e rabbia urlata.
La voce di Stefano Giambastiani è spesso urlata fino all’estremo limite, si fa rauca (molto ben evidente ed espressiva in Nenya, ad esempio) e ricorda, tra gli altri, la voce del ‘matto’ autoesiliatosi Syd Barrett (Pink Floyd della preistoria!).
Insomma, ci figuriamo I 4 punk toscani sui palchi di mezza regione, nelle situazioni più sanguigne e ritmiche, con un folto pubblico di appassionati e di ‘zoccolo duro’, in concerti a tutto decibel, in una gara a chi da fondo per ultimo a tutte le sue energie.
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La recensione Very Isolated di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-06-16 00:00:00
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