Per tutti quelli che negli ultimi trentacinque anni hanno tenuto i tappi nelle orecchie: c'è stato il punk, un fenomeno socio-musicale bello intenso, prima in America poi Inghilterra successivamente in tutto il mondo e persino in Italia. Poi del punk si è detto di tutto, che è morto, che è rinato e che non è mai esistito. Poi ancora che è morto. Ad oggi gli scienziati sono d'accordo con il seguente assioma: il punk non è mai morto, ma molti ora lo interpretano come un gioco da ragazzi.
Per l'appunto, i Tremendous Pastor sono quattro giovani da Arezzo, punk nel midollo che in appena due anni dalla genesi sono riusciti a comporre "Tales Of Interest", un disco dalla buona produzione e il facile ascolto. Il loro punk non è filologico, ma si rifà alle pietre miliari del popolare hardcore californiano - Rancid, Bad Religion, NOFX, Offspring - mentre i testi, infarciti di cultura pop, criticano in maniera indistinta di tutto: dai palestrati ai coloni, dai gangsta ai militaristi. "Tales Of Interest" possiede su tutti i livelli i requisiti di un disco punk standard: è veloce, è breve, è tesissimo e liberatorio, ci sono i coretti, i controcanti e gli effetti di slide con la chitarra. Il disco non delude nessuna di queste aspettative e senza accorgertene ti ritrovi persino a tenere il tempo con il piede. Solo due canzoni si differenziano dall'omogeneità del disco: "Zombie Passion" con la sua interferenza rap (già fatto dai Sum 41) e la conclusiva "Party Boy", uno ska-core alla Shandon quasi obbligato, perché in fin dei conti siamo tutti un po' patriottici.
La verità dei "Tremendous Pastor" è che non c'è niente di nuovo nelle sonorità di questo "Tales Of Interest": è punk, come te lo immagini e come è, dal primo all'ultimo minuto. Se non ti piace puoi anche farne a meno, ma se rientra nel tuo fabbisogno giornaliero allora è pronto per essere ascoltato e apprezzato.
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La recensione Tales Of Interest di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-05-18 00:00:00
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