Francesco Cerchiaro l'ho conosciuto qualche anno fa, in una finale di un concorso rock locale dove ero in giuria con Mario Pigozzo Favero dei Valentina Dorme e con il produttore Max Trisotto. Tutti e tre fummo d'accordo nel decretare la sua vittoria: una spanna sopra gli altri concorrenti, grazie anche agli arrangiamenti della sua "Belle Èpoque", che poi non sono altro che i Riaffiora sotto altre spoglie, con tutt'altra musica, quasi cameristica, rispetto al loro rock. Francesco Cerchiaro, timido e giovane, è un cantautore di quelli che un tempo si sarebbero detti, senza alcuna ironia, di belle speranze. Crepuscolare come la copertina di questo disco, malinconico delle stesse malinconie dei Valentina Dorme, i suoi testi trasudano disillusione e disincanto medionovecenteschi verso la vita. In tutto questo, fra le varie influenze, almeno in questo "Városliget Ep" (dal nome di un parco pubblico di Budapest, città dove il Nostro ha soggiornato per sei mesi), spicca preponderante quella di De André, specie per i testi. In particolare, l'album del genovese che pare essere più presente in queste cinque canzoni è "Storia di un impiegato": ricordi e movenze stilistiche de "Il bombarolo", in particolare, affiorano in "La messa è finita" (omaggio morettiano nel titolo, e forse non solo) e "Ultimo valzer a Teheran". La delusione per un mondo che non cambia e affoga in ipocrisia, peccato e vizio (non intesi religiosamente, ma laicamente) permea il disco ("Il cambiamento", "Valsugana"), Francesco Cerchiaro abbozza ritratti, insegue spunti a volte notevoli ("Li compi ancora sedici anni / in febbraio?", da "Rebecca", a mio parere, è verso pregevole). Ma, come dicevo, Cerchiaro è ancora alle belle speranze: deve rendere più solide le sue intuizioni, delineare meglio storie solo suggerite e che a volte sfuggono tra le righe del testo. Senza diventare narrativo, magari, ché di nuovi Guccini qui non si sente il bisogno, ma superando ingenuità ("Le senti le lotte di classe" o "Comunque vada, io ti libererò" in "Il cambiamento", ad esempio) e delineando meglio la propria personalità.
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La recensione Vàrosliget Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-04-29 00:00:00
COMMENTI (7)
si ma infatti la mia non era una critica, io adoro i valentina dorme!
Si! Sanno di Valentina Dorme, ma va bene così, bravi! Son contento.:)
Ho corretto il titolo, ma l'ordine dei brani è quello che io ho nella mia copia inviatami da Soviet Studio, che ha tutta l'aria di essere il prodotto finale/ufficiale, non un promo stampa... Oibò!
Molto bello, Francesco. Davvero.
E i paragoni lasciano il tempo come è.
Abbraccio.
Alcune note:
- Il titolo esatto é "Ultimo valzer a Teheran"
- L´ordine delle ultime due canzoni é stato invertito
Detto questo...Buon ascolto.
Se volete, lasciateci un commento.
Francesco Cerchiaro
:)
molto valentina dorme