Majorana, Oppenheimer e Nikola Tesla. Il fascino della mente umana descritto tra passaggi interessanti e momenti kitsch.
Uno degli aspetti che rendono interessante il ruolo di giornalista musicale è l'eventualità, spesso ricorrente, di diramare paradossi in formato musicale. E' una definizione, tra le tante con cui amiamo classificare ciò che ci viene presentato, che sintetizza un aspetto che mi ha sempre incuriosito: l'apparente coesistenza tra una notevole e palpabile sovrastruttura espressiva, fatta di riferimenti immaginifici e significati in molti casi complessi ed articolati e una declinazione spesso parodistica delle stesse, frutto di dettagli non curati e con approssimazioni figlie spesso dell'entusiasmo, altre volte della pura e semplice presunzione.
Con "Humana Radio", sento di propendere per la prima ipotesi: quella del entusiasmo.
Perché è la smania di comunicare qualcosa che ritieni importante a portarti a liriche come “Camaleonte Umano”, inconsistente nella sua criptica, in un cantato che non è recitato, né tanto meno cantato, oppure nel kitsch apocalittico de “Il Libro Americano dei Morti", tutto inserito confusamente in un disco che vuole raccontare, descrivere, affascinare.
Ma tutto questo non si esprime in un lavoro fatto male, tutt'altro.
C'è molto da osservare e apprezzare in questo lavoro: dal sound di “In un video mai finito”, sospeso tra Calexico e Massimo Volume (uno dei riferimenti più evidenti nei pezzi della band ligure), alla visionarietà di “Oppenheimer”, viaggio fatto di riverberi musicali e immaginari, la sommessa quanto folle genialità di Majorana, i rimorsi del protagonista, l'amore verso l'ignoto e la scoperta di Nikola Tesla, mai presente nelle citazioni, quanto evocato dalle chitarre e dai riverberi che intarsiano questo piccolo gioiello compositivo. E ancora: le digressioni spazio temporali di “Magnitudo 10” e il viaggio nell'uomo dell'iniziale “La Tenerezza del Lupo”.
Un mistero fitto tanto quanto quello che aleggia dietro i tredici brani di questo album: la sottile linea rossa tra il bello e il cattivo gusto. Il bello dell'impatto sonoro e di certe atmosfere, la bruttura di certe liriche stropicciate e grossolane. Album camaleontico, per l'appunto. Un peccato, veramente.
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La recensione Humana radio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-12 00:00:00
COMMENTI (1)
Hanno i loro chiari riferimenti ma hanno carattere , se sviluppassero le parti anche in modo diverso ..... ma e' una mia opinione chiaro. 7