“Pure sins” non è un disco totalmente soddisfacente. In compenso le orecchie più allenate godranno di un suono curatissimo e registrato in maniera impeccabile, un vero manuale di buon recording.
Il disco della maturità o un altro passo alla ricerca della personalità? Di certo i Mellowtoy di ricerca devono averne fatta tanta, e dopo il quasi totale cambio di formazione (fuori dj Bioki e il rapper Ale, dentro un nuovo chitarrista e una nuova voce) abbandonano i territori più nu-metal del precedente “Nobody gets out alive” (2006), in favore di sonorità più metalcore, senza dimenticare la mescolanza di scream e melodia (“This is fire”) che li aveva in passato sciaguratamente accostati ai Limp Bizkit.
“Pure sins” è però un disco nel complesso un po' sottotono, a causa di pezzi non particolarmente convincenti (“Highway to fall”) e altri, senza se e senza ma, brutti (“Bodywork”). La opening-track “The antagonist”, la potente e godibilissima “To the heartless” e la dolce chiusura “Missing smile” perdonano queste defaillance dimostrando che i Mellowtoy possono scrivere belle canzoni senza ricorrere a cover evitabili, come “Lullaby” dei Cure, non adatta alla voce e inutilmente sporcata e appesantita da chitarroni ai limiti dell'heavy.
Non è bastato il soccorso di nomi di tutto rispetto come Daray Brzozowki dei Dimmu Borgir a mitragliare le pelli e Federico “Fedi” Carminitana dei Cataract a impreziosire con il suo scream isterico “Under destruction” per fare di “Pure sins” un disco totalmente soddisfacente. In compenso le orecchie più allenate godranno di un suono curatissimo e registrato in maniera impeccabile, un vero manuale di buon recording.
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La recensione Pure Sins di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-04-18 00:00:00
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