Sembra di camminare a ritroso, ascoltando l’omonimo degli Endorfina. Camminare all’ombra di presenze inquietanti e ispiratrici, enormi e delicate e al contempo assolutamente inflazionate. Camminare fra Bennato e Battisti, incontrando Fiumani e i suoi Diaframma per poi scorrere al fianco di Pedrini e i Timoria, senza farsi notare per personalità. Si focalizza in quell’anonimato il problema – mica da poco – di questo disco.
Passando dalla iniziale “Un giorno d’aprile” che ricorda chiaramente le atmosfere care al compianto Lucio, si giunge a “La notte tagliata” e “Il cuore” di stampo chiaramente Diaframma. Ci si stacca poi – finalmente! – dal bel paese e si arriva a “Banana moon (il Tram)” di stampo chiaramente mediterraneo, e si ritorna in casa con “Ossessionato”, una canzone caratterizzata da ritmiche seventies filtrate dagli ispiratori Timoria. Si arriva poi a “Parlerai”, pezzo in cui ritroviamo Bennato nella sua totalità, per poi concludere con “Settanta” - uno dei migliori pezzi del disco - e “Il canto della terra”, canzone del duo Mogol/Battisti ripresa con piglio elettronico(?).
È un gioco strano: scrivere canzoni nuove ed interpretarle esattamente con gli stili degli ispiratori e copiarne impostazione canora, stile musicale e trame. Endorfina comunque è un progetto che ha esperienza nei suoi membri, e si sente. Ed ha anche anima e volontà, ma serva coraggio e voglia di sperimentare: bisogna osare.
Recita Settanta: “Perché la musica che hai dentro il cuore/è in fondo quella che vale di più/da non tradire per nessun motivo/da non scacciare mai”. Bisogna trovarla, la strada che porta dentro il cuore. Anche a costo di salutare le ombre.
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La recensione Endorfina di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-07-09 00:00:00
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