Un disco con un piede fermo sul passato ma solo per darsi bene lo slancio verso il futuro
La provincia, la visione ossessionata di una cittadella post-industriale alle porte di Milano. Sesto San Giovanni, come appare agli occhi di chi deve vederla ogni giorno: il grigio della città senza vivere in città – le problematiche della metropoli senza le opportunità della metropoli. Raccontate con la voce incazzata e il lessico adolescenziale già dei Tre allegri ragazzi morti (“Clochards”), con la dolcezza e l'odio che solo i vecchi Afterhours sapevano mettere nel parlare della loro Milano (“Sesto San Giovanni”, il brano più prezioso della collana).
L'evasione e la voglia di restare, un sentimento dilaniante espresso con il linguaggio musicale dell'Italia degli “alternativi mainstream” e delle svolte pop dei Cure degli anni 90, ma anche certe sonorità punk-divertenti alla Punkreas (“Città e metropoli”). Si avvertono gli odori di smog e kebab, il sapore di metallo nella bocca e la necessità di ripulirsi da certe etichette musicali ormai stantie (“Alternative”).
Il fulcro sono le immagini di una città vissuta fin troppo a fondo, e i raccontini di “Rimango da solo” sono le storie di tutti noi che da bimbi non avevamo la tv satellitare e il Game Boy (non a colori, quello è arrivato dopo) era tecnologia avanzatissima, le ginocchia perennemente sbucciate e le biciclette nel cortile.
Niente banalità sul precariato o il mutuo da pagare, niente lamentele ma solo un leggero velo di apatia che soffoca l'esplosione di vitalità. Un disco con un piede fermo sul passato, ma solo per darsi bene lo slancio verso il futuro, nonostante le incertezze, nonostante lo scazzo diffuso che nessuno ci aiuta a combattere.
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La recensione Romanticismo dalla periferia per giovani teppisti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-01-11 00:00:00
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