Tra Mogwai e Giardini di Mirò, un suono dolce e oscuro che giace su un tappeto elettronico. La musica dei Bialogard sembra a tratti la colonna sonora di un sogno girato in pellicola da Terrence Malick, qualcosa che riesce a dipingere sulla malinconia un sorriso colorato. Poco a poco l'atmosfera diviene anche meno luminosa, con sfumature che assomigliano al grigio del cielo autunnale, ma si tiene sempre lontana dall'assomigliare a un pensiero lugubre o tetro. Pare ascoltare il rumore di oggetti metallici che cadono per terra, ma in un attimo la voce sussurrata si appoggia a un arpeggio di chitarra, in un crescendo pervasivo che scuote le emozioni.
Un sogno lucido che viene momentaneamente rotto da un pezzo che fa subito pensare ai primi Joy Division, quando la band di Ian Curtis si faceva chiamare ancora Warsaw. Anche quando si perdono tutti i riferimenti a quello che comunemente chiamiamo post-rock, il livello resta alto, tutto rimane paradossalmente omogeneo e il suono che esce dalle casse è dirompente ed enormemente godibile.
Disco da ascoltare e riascoltare, nell'attesa dell'uscita di un vero e proprio album: queste quattro canzoni sono bellissime, ma troppo poche. Un po' come in quei ristoranti dove il cibo è delizioso, ma le porzioni che trovi nel piatto decisamente scarse.
---
La recensione Białogard di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-06-08 00:00:00
COMMENTI