L'idea di partenza del progetto Inquilini era una di quelle forti: fondere l'immaginario tipicamente romanesco della commedia all'italiana con l'arte dello storytelling hip hop, specifica tipologia di rap tutta incentrata sul racconto e la narrazione. Cosa rimane oggi di quell'idea di partenza, dopo quattro album, e soprattutto dopo la dipartita degli elementi più talentuosi del gruppo? Praticamente nulla. Zero. Gli Inquilini oggi suonano come un qualsiasi altro gruppo hip hop di livello medio-basso, e questa, visto il loro passato obliquo, è forse la peggior critica che gli si possa rivolgere.
Fin dai primi ascolti "4" si rivela un disco innocuo, forbito di retorica melensa. C'è il brano dedicato ai carcerati e quello dedicato ai bambini. Quello antagonista, quello riottoso e quello party. Quello contro il sistema discografico e quello contro il sistema televisivo. Il tutto perfettamente indicizzato e catalogabile, privo della benché minima capacità di comunicare meta-linguisticamente. Il rapping è didascalico, a tratti puerile; livellato verso un'improbabile normalizzazione laddove prima brillava soprattutto nelle spigolosità. Dal punto di vista strettamente musicale le cose vanno meglio, ma quando gli mc's iniziano a rappare è raro che scatti l'alchimia, e le tracce si susseguono stanche, l'una dopo l'altra.
Gli Inquilini dovrebbero forse fare un passo indietro, rivedere la formula del proprio fare musica: sono nati brutti, sporchi e cattivi e funzionavano bene così, questa svolta pulitina e ben confezionata è tutt'altro che convincente.
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La recensione 4 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-09-27 00:00:00
COMMENTI (1)
d'accordo che in questo disco il gruppo abbia perso lo "smalto" e l'originalità che aveva inizialmente, con la prima formazione degli Inquilini, lo si sente già al primo ascolto..è vero...
però anche questa recensione mi sembra troppo negativa! Io ho quest'album e non è per niente cosi puerile o di hiphop medio-basso..