Esistono ancora gli eroi di un rock scialbo con liriche inaccettabili? A quanto pare sì. Spiacente, tutto da rifare.
Sarò sincera. Quando ho visto la copertina di questo disco sono stata assalita da pregiudizi: la posa, il jeans strappato, le ali disegnate, ogni cosa faceva presagire alcunché di buono. Ma li ho messi da parte e ho ascoltato con orecchie libere da ogni condizionamento. Il risultato, però, è stato quello previsto: rock cantato in italiano, con voce impostata e posticcia che si muove tra certi atteggiamenti alla Pelù, fino a punte da vocalist metal, su basi musicali trite di cui non si sente più il bisogno.
I testi spaziano tra luoghi comuni e improbabili rime (“Lasciatemi vegetare nel mio coma, limpido e soave questo è l’aroma”), riff cattivoni e durezza stereotipata lasciano pure il campo a una sorta di ballata romantica (“Spazio di luce”) e a un pezzo che sposa il recitativo con pezzi cantati (“Retrospettiva”), tutto condito da estrema banalità e vecchiume riciclato.
In questo lavoro, pur mettendocela tutta, non si riesce a trovare uno spunto positivo, qui occorre solo resettare e ricominciare da capo.
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La recensione my coma di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-20 00:00:00
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