Più che sulla costa toscana, i pisani Salamandhertz il tuffo vogliono farcelo fare in quell’Inghilterra di fine anni Sessanta in cui, dal ceppo del blues-rock, nascevano rigogliosi gli storici gruppi hard rock e psichedelici. Dalle note allegate al CD, invero un po’ prolisse seppur indici di una sempre apprezzata autoironia, emerge un notevole curriculum live, in Italia e all’estero, che contempla anche un’apparizione a fianco degli Yardbirds: e ciò ad ulteriore conferma dell’ambito di riferimento della band, che, nei concerti, al suo repertorio di brani originali aggiunge cover di gruppi quali i Groundhogs tanto per rimanere in tema.
I quattro brani proposti, tutti in inglese e nel solco del rock-blues, anche nel più lento e morbido “Narrow way”, sono registrati in diretta, in maniera certamente dignitosa per un’autoproduzione; ma emerge netta l’impressione che, dal vivo, il suono della band si esprima a livelli di energia e coinvolgimento molto superiori. L’episodio più convincente di tutto il cd è la parte centrale e finale di “Quit Your Low Down Ways”, dove i tre sembrano finalmente lasciare breve sfogo a quella vena psichedelica, presente sicuramente nel loro background, con buoni risultati che rimandano ai nordici maestri Motorpsycho o ai nostrani bravi allievi Verdena.
In conclusione, niente di più e niente di meno di quanto già detto: onesto rock-blues ben suonato, con qualche sporadico accenno psichedelico, senza nessuna sorpresa. Il tutto però, sia chiaro, con un respiro meno provinciale e un’attenzione ai modelli di riferimento più approfondita, e nel complesso “filologicamente” più corretta, rispetto ai tanti “gruppi da pub” della nostra penisola che possono essere indiscriminatamente raccolti sotto l’etichetta del blues-rock.
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La recensione Salamandhertz di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-09-11 00:00:00
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