I suoni Monkey Island sotto steroidi, la voce di Bowie sotto litio: drogarsi non è mai stato così noioso.
Degli Sleepdriver non so niente.
Il disco arriva dentro in una foderina trasparente e senza alcuna informazione, sul doppio cd c'è solo il nome della band scritto a penna. Il computer non riconosce il nome delle tracce e ricercando su Internet si trovano solo un myspace abbandonato e una band omonima statunitense.
È l'occasione d'oro per un recensore: giudicare un disco solo tramite informazioni contingenti, senza influenze esterne. Colto dall'entusiasmo per la cosa infilo il primo disco nel player premo il via.
Dalla prima traccia introduttiva, di elettronica anfetaminica, mi aspetto tutto e niente. È troppo veloce e fuori contesto per dargli dei connotati, ma dal secondo brano si inizia a dipanare la vera natura di Sleepdriver. Suoni digitali MIDI, poveri e non curati, si susseguono senza continuità, mentre una voce sgraziata e stonata profonde testi in inglese maccheronico. "Ok, è uno scherzo" - penso. "Andiamo avanti, che ci deve essere una ragione dietro tutto questo" - penso.
E invece no, tutte le canzoni sembrano essere fatte con la funzione di composizione automatica di Band-In-A-Box, e quindi una voce diseducata ci ha costruito sopra una sorta di epigonismo musicale imbevuto di new wave e romantic anni '80 alla Cure, Alphaville e Bowie. Infinite e irrilevanti variazioni ritmiche, melodiche e di timbro si accavallano inciampando goffamente su di esse, come se il computer stesso che gestisce le tracce del brano fosse incerto e non riuscisse a capire cosa sta facendo. Il risultalto è il driver audio di un vecchio videogioco come "Monkey Island" con i suoni sconnessi e accelerati, e la fastidiosissima voce sopra, dal canto suo, non aiuta a digerire il prodotto. Questo per 26 lunghissime tracce.
Finisce il disco e mi sento sollevato: in veramente poche altre occasioni mi era sembrato di perdere del tempo ascoltando musica. Ma appena riacquistata la lucidità mi riprende lo sconforto. C'è ancora un secondo disco… Altre 18 tracce...
Senza far perdere ulteriore tempo a chi legge: il secondo disco di Sleepdriver non differisce troppo dal primo, e in tutto sono più di due ore e quaranta minuti di suoni digitali messi insieme con poco gusto.
In compenso, l'omonima band statunitense non è niente male.
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La recensione cd1 - cd2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-07-03 00:00:00
COMMENTI (1)
Non uso suoni midi nè band-in-a-box, e non ho mai studiato canto, mi dispiace per l'effetto spiacevole che ho suscitato...
Grazie mille per l'ascolto in ogni caso! :)
ciao
Mario (Sleepdriver è una "one-man band")
facebook.com/sleepdriver1984