Anticipato dal singolo “Prima di addormentarmi”, di cui altrove, su queste pagine, abbiamo detto positivamente, il terzo album di Mao arriva nei negozi a ridosso della nuova stagione musicale. Non sappiamo, dunque, se il nostro rinuncerà alle sue apparizioni televisive per promuovere questo nuovo capitolo, ma in questa sede poco importa, siccome è nostro dovere guardare il contenuto del cd piuttosto che interessarci dei fattori in qualche modo ‘esterni’ alla musica.
Che non si consideri quindi inutile questa premessa, poiché è chiaro a tutti che spesso è il ‘personaggio’ a parlare piuttosto che, come in questo caso, la sua musica. Si cercherà quindi di evitare ogni riferimento mass-mediatico per dire di un disco che, in tutta sincerità, pensavamo migliore. Non che ci aspettassimo nuovi percorsi nei territori della ricerca sonora (?!), ma eravamo convinti che la gustosissima ricetta pop di “Casa” venisse in qualche modo perfezionata; in “Black mokette”, invece, alcune soluzioni musicali ci sembrano sputtanate, con arrangiamenti fuori luogo (“Senza zucchero”) e tracce che fanno quasi il verso ai Lunapop (“Perfetta”, “Vorrei parlare come te”). Per carità, ognuno suona quello che meglio crede, ma qui più si avanti col minutaggio più aumenta la sensazione che Mao, supportato da Morgan, abbia cercato di fare il passo più lungo della gamba. Intendiamo cioè dire che fare pop (magari intelligente) è cosa difficile più di ogni altra cosa.
Eppure fino alla quarta traccia il disco scorre bene, soprattutto con il sussulto iniziale de “L’effetto che fa (una sconfitta in due)”, un funk’n’roll virato r&b (!?!) che di certo alza il livello delle aspettative. Ma dopo la successiva “Prima di addormentarmi” la media si abbassa clamorosamente, e si arriva a fatica (e col fiatone!) alla penultima traccia, dove Mao è costretto a pagare dazio, musicalmente parlando, persino a Lenny Kravitz (che a sua volta è debitore a chissà quanti altri…). Chiude “Numero 01”, nient’altro, crediamo, che un mega-prurito elettronico di Morgan.
Calza a pennello la frase, tutt’altro che retorica, “ci aspettavamo mooooooltooooo di più!”. Riuscirà l’ex-rivoluzionario a ritrovare l’ispirazione?
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La recensione Black mokette di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-09-19 00:00:00
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