Torna il duo composto da Carlo Tosi ed Elda Belfanti, con alle spalle un buon numero di produzioni ed altrettanto discreto carnet di recensioni spesso discordi nell'evidenziare luci ed ombre di un combo (impossibile non riconoscerlo) dall'indiscutibile sapore underground - ma si sa, a polarizzare la critica sono sempre le proposte più interessanti.
Appare un lavoro disossato, questo, molto più diretto ed essenziale nelle sue strutture sghembe e diafane. Ad aprire è la dark-wave di "The Solitude Of The Ship", ideale connubio tra le sospensioni diacroniche di Windsor For The Derby e le desertiche suggestioni dei primi Low. "Ahab" è veemente saggio delle capacità indie noise dei Mauve, a ricalcare le orme dei Blonde Redhead, nonchè di certi altri pionieri della grande riscossa newyorchese a nome Oneida - stesso piglio acid-beat che tracima nella quarta "Ludovico", virando stavolta all'energico fugaziano.
Taglio shoegaze a mostrare qualche muscolo nella segaligna "Grasshopper", genuinamente ispirata e tra i migliori episodi del disco - una specie di rendez-vous lunare tra Black Rebel Motorcycle Club e una versione addolcita del post-grunge di tali God Machine. "Hang Over" è una ballad agrodolce con declinazioni alla Kazu Makino, delicato arpeggio su contrappunto di violoncello, sano equilibrio tra scrittura lineare e metatesto.
Questo ennesimo manifesto dei Mauve appare convincente nell'aver svilito alcune derive post rock e nell'aver invece potenziato il lato viscerale della band, sempre tenuto a freno, ma sempre rinvenibile, ad attenzione desta, in ogni lavoro della band. E anche un'ottima rifunzionalizzazione di un pezzo di storia musicale dei tardi novanta, come a voler edificare un sacrario per quel tipo di suono.
---
La recensione The Night All Crickets Died di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-03-09 00:00:00
COMMENTI