Non sono mai impazzito per la musica di Moltheni, nuovo cantautore intento a scoprire soluzioni musicali che combinino la tradizione melodica italiana con gli stimoli sonori provenienti da oltreOceano. E se il precedente “Natura in replay” era stato un buon esordio – dove però l’influenza consoliana, filtrata dalle sapienti mani del compianto Francesco Virlinzi, era fin troppo evidente – questo “Fiducia nel nulla migliore” mette in mostra il vero istinto dell’artista marchigiano. Il primo, evidente, cambio di rotta lo si nota nella diversa scelta di arrangiare le canzoni: la chitarra elettrica passa decisamente in primo piano e, di conseguenza, il suono diventa più spesso. Tuttavia Umberto non mette da parte i suoi trascorsi e la sua ispirazione originaria, scegliendo (sapientemente?) di mixare anche la voce ad un volume più alto rispetto a tutto il resto; e non sempre questa scelta si rivela azzeccata, vista la prerogativa dell’artista di voler assecondare fin troppo, anche nella scrittura dei testi, il suo amore viscerale per gli Afterhours e, soprattutto, per il leader Manuel Agnelli.
Per carità, nulla di male, ma in diversi frangenti questa naturale e inconsapevole (?) tendenza a emulare diventa ingombrante. Se quindi prima il modello era la Consoli, seppur per motivi diversi, oggi è diventato palesemente Agnelli. E Moltheni ci prova comunque, tirando fuori un disco che ci sembra riuscito ‘per metà’; questa sensazione deriva dal fatto che una tracklist composta da 15 brani è fin troppo lunga ed è una vera e propria impresa riuscire a seguire il filo per la durata complessiva del cd.
Il ragazzo qui ha voluto ‘strafare’, ma se si fosse fermato a un massimo 10 brani il risultato sarebbe stato di gran lunga migliore; così facendo, invece, pezzi come “Qualsiasi aprile”, “Curami deus”, “Misma”, la title-track e “Ridi Irene ridi” ci sembra fungano un po’ da riempitivi, pur non essendo, prese singolarmente, delle brutte canzoni. Avremmo quindi preferito una diversa collocazione, magari come ipotetiche b-side di futuri singoli o, come ad esempio aveva già fatto con “Zona monumentale”, proporle dal vivo prima di inciderle definitivamente.
In definitiva, se un giorno Moltheni saprà trovare il giusto equilibrio tra personale produzione e materiale effettivamente inciso, forse potrà affiancare colui che, sopra nominato, considera un modello. Ma a quel punto forse avrà già trovato una personale ricetta che gli permetterà di essere considerato ‘solo per quello che è’. Buona fortuna…
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La recensione Fiducia nel nulla migliore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-11-05 00:00:00
COMMENTI (1)
Fiducia nel nulla; senz'altro è l'album dalle sonorità più rock che Moltheni abbia composto.
Album per me stupendo. Assolutamente da avere!
Peccato la difficoltà nella reperibilità di questo cd, non semplice da rintracciare. Sembra incredibile ma io l'ho trovato su amazon, provenienza? New York!!!