Non è il primo arrivato in fatto di musica Paolo Giaro: lo dimostra una ricca e intensa discografia che copre gli ultimi sei anni e che lo ha visto impegnato come compositore, interprete e arrangiatore dei suoi lavori - nei quali lo abbiamo, tra l’altro, visto collaborare con artisti di varia provenienza (George Aghedo, Markus Stockhausen, Irio De Paula, Krishna Bhatt, Massimo Manzi, Stefano Scodanibbio).
Dal 1996 ad oggi ha prodotto quattro album, opere che lo hanno visto spaziare nell’immenso spazio sonoro della world-music, soprattutto grazie all’esperienza acquisita nei suoi viaggi intorno al mondo, l’amore per il jazz e per l’elettronica. Ma al momento di mettere il suo disco nel lettore, “I VU DI”, non immagino neanche tutto questo; schaccio ‘play’, senza sapere a chi appartenga, come un qualsiasi passante che vede un oggetto su di uno scaffale e lo afferra per imparare a conoscerlo.
E subito mi prende e mi colpisce: salgono degli applausi e mi si aprono davanti agli occhi scene di mare e di navi, storie in dissolvenza tra passeggieri lontani di un vecchio film. Tutto è così stra(no)ordinario... é “Fading story”, mi fa rilassare e pensare.
Suoni ovattati in “Alture” creano interessanti paesaggi sonori, bambini che ridono/piangono luccicanti nella terza traccia e poi rapida viene “I vu di”, una chitarra trascinante, odori di jazz, atmosfere che a tratti ricordano la Piccola orchestra italiana Avion Travel.
Una voce soffice che canta in un dialetto lontano, venti e grida, suoni distanti e vicini, note riverberanti nel mondo vengono infilate in patchwork sapienti dalle orecchie attente del musicista marchigiano. Strumenti acustici misti alla modernità dell’elettronica per creare originali mix. Ascolto “Tango jungle” e poi lo strano intreccio con il cantautorato italiano di “Fuori di queste mura”.
Purtroppo so che questo disco dovrà resistere ai miei repentini cambiamenti d’umore e alle veloci fasi che attraversa la vita, e non sono sicuro riuscirà a farlo, essendo questa una difficile impresa. Per ora sembra un ottimo sfondo al mio stato d’animo e penso incuriosito alla strana coincidenza che ha visto passare un gabbiano dalla mia finestra proprio all’iniziare della prima traccia, quasi ad annunciare un ascolto libero e gradito.
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La recensione I VU DI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-11-19 00:00:00
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