Jarman The Saint 2012 - Post-Rock, Shoegaze

The Saint precedente precedente

“The Saint” è sicuramente un buonissimo lavoro, una prova considerevole per i Jarman.

La band romana ha preso in prestito il nome da Derek Jarman, un regista, sceneggiatore e pittore inglese che si è contraddistinto per la sua capacità di coniugare arte visiva e musica (celebri le sue collaborazioni con The Smiths, Pet Shop Boys e Throbbing Gristle). Da qui si può capire la scelta di interpretare “The Saint” come un concept album, all'interno del quale si svolge la storia di un santo adolescente e visionario, che raccoglie seguaci nell'alto medioevo; si può comprendere anche la volontà di presentarci la copertina del disco, come una sorta di quadro dalle tinte plumbee e acide (creata da Luca Zarattini, chitarrista dei Modotti) e l'esplicito richiamo ad atmosfere cinematografiche con la traccia d'apertura “Kubrick in September”.

Un progetto, dunque, concepito per andare oltre i confini sonori. Un Ep cinematico, narrativo, dalle suggestioni oniriche. Un susseguirsi di chiaroscuri emotivi istintivi, incastonato in una raffinata iconografia post-rock, capace di non smorzare la fantasia dell'ascoltatore, pur presentandoci a carte scoperte i tasselli descrittivi del progetto.

Quattro tracce strumentali, che riescono a saldare le geometrie monolitiche alla Russian Circles (senza le digressioni post-metal), le feroci aggressioni sonore stile Slint e lo slancio viscerale dei The Van Pelt, il tutto attenuato da pause distensive alla Ornaments. Pause, all'interno delle quali sembra raccogliersi silenziosamente tutto il caos destrutturato del mondo, pronto a esplodere in una fragorosa esplosione di sonorità compatte, giocate su vortici di chitarre a tratti ipnotiche e da una batteria dalle linee semplici e dalla precisione chirurgica. Una coesione strumentale granitica, trame elaborate, variazioni ritmiche impeccabili, sono le fondamenta su cui si regge l'economia del disco.

Ci sono dischi che sembrano fatti apposta per scatenare il super-io visionario che ogni vero appassionato di musica tiene chiuso dentro sé, dischi ad alto rilascio di endorfine, “The Saint” è uno di questi. Trenta minuti di immagini sonore, dense come Vinavil, pronte ad attecchire nei varchi più profondi del nostro immaginario. Pur non uscendo dai canoni di appartenenza di genere, “The Saint” è sicuramente un buonissimo lavoro, una prova considerevole per i Jarman.

---
La recensione The Saint di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-06 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia