Pennellate acustiche e pessimismo cosmico. Ecco qua “Neronovantanove”, opera prima di Giuseppemaria Cavallo, un lavoro che, se liquidato nella breve introduzione, evocherebbe un ammorbante cd difficilmente digeribile, da liquidare al primo ascolto. Non è così, per fortuna.
Gli arpeggi acustici, spesso ‘disturbati’ da una lancinante chitarra elettrica in distorsione (opera, però, di un computer), giocano il loro ruolo principale nel cd-r del cantautore campano di stanza a Perugia. Talvolta di ispirazione blues, altre volte ripetitive e, a modo loro, psichedeliche, le corde di Giuseppemaria Cavallo toccano il cuore e conducono verso storie i cui testi sono impregnati di parole come solitudine, pioggia, nuvole. Grida di dolore in quantità industriale, narrate da una voce sofferente, a volte sussurrata, ma di grande impatto emotivo. Poche le eccezioni, come in “Miele”, dolce pezzo d’amore, che comunque non banalizza un cd-r rigido, con poco spazio (anzi, nullo) alla banalità o a facili esche per teen-agers.
Se il paragone con Nick Drake (o Syd Barrett?) appare irriverente, rimane il fatto che Giuseppemaria Cavallo ha messo a segno un bel colpo. Alla sua chitarra e alla sua voce l’arduo (se non impossibile…) compito di trovare spazio nel nostro asfittico mercato discografico.
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La recensione Neronovantanove di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-12-07 00:00:00
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