Il baffuto contrabbassista cremonese aveva esordito due anni fa con l’ottimo “Don’t Forget” (stampato dalla Audiar). Non dimenticare, il saluto tipico delle popolazioni mediorientali. Gli echi erano quelli di un ardito impasto di musica latinoamericana e di sperimentazioni jazzistiche, tipiche del background di Enzo Rocco, chitarrista della band.
A due anni di distanza dal brillante esordio il gruppo torna con questo “The sound of dream”.
L’apertura del disco è subito spiazzante, “Un tango per Vlad” propone sbilenche dissonanze tra liscio padano e jazz moderno.
Il senso di spiazzamento e di sorpresa continua lungo l’ascolto di tutto il CD, nel corso dei tre quarti d’ora di musica infatti si incoccia spesso in rimandi musicali che nulla hanno a che vedere con la matrice jazzistica dei quattro.
Echi orientali in “Tunisia”, allungate digressioni di basso su cui intesse melodie fumose il clarinetto di Renata Vinci, nella lunga e ricca di cambi di tempo “Il cicisbeo innamorato”
Quando a trovare spazio è la chitarra di Enzo Rocco, come in “Electromarket”, si approda in territori di pura sperimentazione. D’altro canto chi conosce la produzione del jazzista di Crema ben sa che Enzo ama tracciare linee di congiunzione tra stili completamente diversi creando una lingua personalissima. I due CD registrati assieme al sassofonista torinese Carlo Actis Dato e la sua produzione con il Tubatrio sono ascolti espliciti a riguardo.
Quando i quattro si lasciano andare a ‘facili’ melodie allora vengono fuori pezzi che hanno forti assonanze con Paolo Conte; un brano qual è “Nuvole” ondeggia come ‘un palmizio davanti al mare venerato’, sempre per citare l’autore di Asti.
Il gruppo comunque da il meglio di se on stage, chi ha avuto modo di vedere la Musicorchestra dal vivo ben sa quanta energia e carica riescono a profondere i quattro che sono tutti personaggi indimenticabili.
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La recensione The sound of dream di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-12-10 00:00:00
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